E' drasticamente aumentato negli ultimi dieci anni il numero delle persone uccise mentre difendevano l'ambiente e i diritti della terra nel mondo. E' quanto denuncia un rapporto pubblicato oggi dall'associazione, con sede a Londra, Global Witness secondo la quale tra il 2002 e il 2013 sono state almeno 908 le persone uccise mentre si battevano per la difesa della terra, con il maggior numero dei casi registrati in America Latina e nella regione Asia-Pacifico.
Il rapporto "Deadly Enviroment", pubblicato nell'anno del 25esimo anniversario dell'assassinio del sindacalista ed ambientalista brasiliano ucciso mentre si batteva per i diritti della terra, evidenzia inoltre come la stragrande maggioranza di questi omicidi siano rimasti impuniti, dal momento che vi sono state solo 10 condanne, poco più dell'un per cento dei casi. Il paese che risulta essere il più pericoloso per chi si batte per l'ambiente è il Brasile, con 448 omicidi, seguito poi dall'Honduras, 109, e le Filippine, 67, si legge ancora nel rapporto.
"Molti di quelli che fronteggiano minacce sono persone normali che si oppongono alla sottrazione delle terre, le operazioni minerarie e l'industria del leganame e che spesso vengono costretti a lasciare le loro case perchè minacciati da devastazioni ambientali", si legge ancora nel rapporto secondo il quale l'aumento del numero delle morti, ed in generale della violenza, dipende dall'intensificarsi della competizione per le risorse in via di diminuzione a livello globale. Senza contare che l'impunità viene spesso garantita da autorità e forze di sicurezza legate con singoli potenti o società interessati allo sfruttamento dell'ambiente-
