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Anarchici, generale Mori: "Ribellismo 'a fiammate', escludo degenerazione terroristica"

30 gennaio 2023 | 13.25
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"Linea fermezza del governo giusta, decisioni assunte da magistratura. Lo Stato ha gli strumenti per controllare il fenomeno"

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(Fotogramma)

"Il Movimento anarchico, nelle sue varie sfaccettature, mantiene una certa vitalità che per lo più si connota con un dibattito culturale interno alle sue strutture. Circostanze particolari, come nel caso del mantenimento al regime del 41 bis per Alfredo Cospito, danno luogo ad esplosioni di ribellismo che peraltro solo raramente provocano danni alle persone, mirando soprattutto a forme di propaganda eclatanti". Così all’AdnKronos l’ex Generale del Ros Mario Mori, già direttore del Sisde, che operò sotto il Nucleo speciale Antiterrorismo diretto dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. "Nel caso di Alfredo Cospito - osserva Mori - il Governo sostiene giustamente la linea della fermezza sulla base delle decisioni a suo tempo assunte dagli organi della magistratura. Ritengo che la linea non si modificherà, adattandosi alle eventuali nuove emergenze stabilite dall’esito dei ricorsi che la difesa del detenuto ha proposto, ovvero recependo le considerazioni che verranno fornite dagli organismi sanitari, in funzione dell’evoluzione delle condizioni fisiche del Cospito".

"Le potenzialità aggressive della componente anarchica -sottolinea Mori - non vanno di norma al di là di una tipologia di attentati connotati dalla spettacolarità. Certo quando si ricorre all’esplosivo la possibilità del verificarsi di situazioni che provochino danni anche gravi alle persone è sempre possibile, ma questa tipologia di azione esula dall’attuale finalità della loro prassi. Lo Stato e la sua organizzazione di sicurezza hanno gli strumenti adeguati per controllare convenientemente il fenomeno anarchico nelle sue espressioni di violenza criminale. Il contrasto alle ideologie non compete invece alle istituzioni. La dimostrazione della vanità attuale dell’ideologia anarchica è un compito che spetta alla politica e al mondo della cultura".

"Sono portato ad escludere una degenerazione terroristica della situazione - chiosa, infine, Mario Mori -, a parte i danni ai singoli sempre possibili in episodi di questa natura, la storia del Movimento dimostra che gli organismi che ne fanno parte, per ciò che attiene alle manifestazioni di violenza, procedono ‘a fiammate’, cioè con episodi sempre limitati nel tempo. Ciò in ragione sia della scarsa consistenza numerica dei gruppi, e sia del fatto che i vari e differenziati indirizzi che lo compongono, nell’applicazione del motto ‘politica e azione’ che li unisce, preferiscono di norma la prima alla seconda".

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