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Sbarca in Italia la ‘biologia da garage’, ed estrarre il Dna diventa un gioco da ragazzi

26 giugno 2014 | 19.20
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A Trento il primo gruppo di biohacker made in Italy: “Divulghiamo la scienza. Isolare la molecola della vita? Basta acqua distillata, alcool etilico, sale, sapone e succo d’ananas”. E su Internet impazza il Kit per il test di paternità

Sbarca in Italia la ‘biologia da garage’, ed estrarre il Dna diventa un gioco da ragazzi

Estrarre il Dna? Un ‘gioco’ da ragazzi. Parola di Jason Fontana e Daniele Rossetto, studenti di 23 e 24 anni ciascuno, rispettivamente presidente e vicepresidente di Open Wet Lab, la prima organizzazione di biohacking d’Italia.

Sulla scia degli ultimi casi di cronaca, primo tra tutti quello di Yara Gambirasio il cui presunto assassino è stato identificato proprio attraverso l’esame del Dna, cresce l’interesse popolare attorno all’elica della vita.

Si amplia quindi la platea di ‘profani’ per la cosiddetta ‘biologia da garage’. Il biohacking, nato negli Stati Uniti e poi sviluppatosi a livello globale, vede studenti, scienziati, e semplici appassionati di biologia riunirsi in gruppi al di fuori dell’ambiente accademico - dal garage di casa a laboratori attrezzati con macchinari e alambicchi rimediati a buon mercato - per effettuare esperimenti e ricerche e divulgare la conoscenza scientifica anche tra i ‘profani’, senza necessariamente ricavarne profitto, in pura filosofia open source.

Grazie al biohacking anche la Pcr, la tecnica per la replicazione del Dna, è diventata alla portata di tutti. Negli Usa dei biohacker hanno infatti studiato la tecnologia del macchinario, estremamente costoso brevettato che serve per la replicazione della molecola, e ne hanno ricreato una versione open-source assemblabile da chiunque partendo da materiali facilmente reperibili e a un costo dieci volte inferiore rispetto all’originale.

Affascinati da questa filosofia, sei ragazzi di Trento hanno dato vita alla prima associazione di biohacker d’Italia. “Per noi nessun garage - racconta Rossetto all’Adnkronos - del resto non avremmo avuto macchinari e materiali necessari a operare. Ad ospitarci - racconta - è il MuSe, il Museo della Scienza di Trento che ci ha dato la possibilità di utilizzare il suo laboratorio scientifico in ore serali per fare principalmente divulgazione anche attraverso piccoli e divertenti esperimenti, facendo toccare con mano a chiunque sia interessato, il mondo delle biotecnologie, della biologia e della chimica”.

Tra questi esperimenti c’è appunto l’estrazione del Dna. Bastano infatti acqua distillata, alcool etilico, sale, sapone e succo d’ananas e un po’ di attenzione per estrarre la molecola della vita. “Noi lo facciamo con la frutta - spiega Fontana all’Adnkronos - ma la tecnica di base è la stessa per tutto”.

Al di là degli esperimenti empirici e di puro carattere didattico dei biohacker italiani, sempre on line si trova un altro tipo di ‘fai da te’, dedicato a chi al Dna e alla sua analisi dovesse essere invece interessato per motivi meno culturali e più pratici come, ad esempio, tacitare per sempre il tarlo del dubbio sulla paternità di un figlio.

E’ quello dei diversi kit on line che è possibile farsi spedire in confezione sterile e in forma del tutto anonima a casa, per effettuare il prelievo del materiale biologico necessario all’esame. Reinviando poi i tamponi al laboratorio di analisi collegato al portale di riferimento, per un costo che varia dai 100 ai 1200 euro, si avrà il risultato del test direttamente per posta o per e-mail. Il test tuttavia, ricorda uno dei siti più accreditati del settore, non può essere fatto “costringendo gli interessati ad effettuare il prelievo o effettuando i prelievi su minori senza averne la potestà genitoriale”. Ma, via web, il modo di controllare non c’è.

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