Ribadita la riserva prevista dalla legge 12 del 1979 che regolamenta la professione di consulente del lavoro. Soddisfatta la presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine Marina Calderone
"Anche l'Anci recepisce la giurisprudenza univoca in materia di gestione del rapporto di lavoro, ribadendo la riserva prevista dalla legge 12 del 1979 che regolamenta la professione di consulente del lavoro". E' quanto si legge in un comunicato del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro.
"L'ultima pronuncia in materia -ricorda- è la 103 del 16 gennaio scorso del Consiglio di Stato, con la quale viene statuito che 'l’attività di consulenza del lavoro deve essere svolta esclusivamente da professionisti abilitati e iscritti all’albo, così come lo svolgimento di attività ausiliarie alla consulenza non consente di soprassedere sulla qualifica del professionista e, per questo, può essere assorbito solo da attività professionale e non viceversa'".
"Un orientamento chiaro e ben definito -fa notare il Consiglio nazionale- quello dettato dal Consiglio di Stato, che riconosce la consulenza del lavoro ai consulenti e al tempo stesso il valore e il ruolo del sistema ordinistico".
"Con questa precisazione -continua il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro- l’Anci ha invitato gli enti locali ad attenersi alle regole dettate dalla legge 12 del 1979, proprio per evitare affidamenti di servizi in materia di consulenza lavoristica a soggetti terzi col rischio di creare contenzioso per illegittimità e conseguenti oneri risarcitori".
"Negli ultimi anni, infatti, si sono moltiplicati -ricorda- i ricorsi per l'affidamento di questi servizi in favore di società commerciali e centri di elaborazione dati che non hanno le competenze riservate ai consulenti del lavoro che, al contrario dei ced, includono nelle loro attività di contestualizzazione normativa, valutazioni di carattere tecnico-giuridico non espletabili in via automatica".
