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Ancona, studente muore a 16 anni durante uno stage

14 febbraio 2022 | 20.20
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Meno di un mese fa la morte di un 18enne in un capannone alle porte di Udine

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Uno studente di 16 anni è morto durante uno stage. Il ragazzo sedeva sul lato passeggero di un autocarro che si è schiantato contro un albero in località Serra de' Conti in provincia di Ancona. Stava studiando in un centro di formazione professionale in Regione e stava svolgendo un periodo di stage curriculare nel campo della termo idraulica. E' la seconda morte, in meno di un mese, in alternanza scuola-lavoro, dopo quella del 18enne del 21 gennaio scorso a Lauzacco in provincia di Udine.

MINISTRO DELL'ISTRUZIONE BIANCHI - ''Esprimo il mio più profondo dolore e vicinanza alla famiglia" ha detto il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi dopo aver appreso la notizia della morte in un incidente stradale del sedicenne, impegnato in un corso di formazione professionale, finanziato dalla Regione.

"La sicurezza sul lavoro deve essere sempre garantita, a maggior ragione quando sono coinvolti dei ragazzi in formazione. Su questo abbiamo già avviato un confronto con il Ministro del Lavoro Orlando e messo a ragionare i nostri tecnici. Credo sia urgente ritrovarci anche insieme alle Regioni per un percorso che porti a una maggiore sicurezza in tutti i percorsi di formazione dove sono previsti contatti dei nostri giovani con il mondo del lavoro".

UNIONE DEGLI STUDENTI - ''Una morte che si aggiunge a una lunga lista di morti sul lavoro e all'interno delle scuole, morti causati da un sistema malato, volto solamente al profitto" attacca Luca Redolfi, coordinatore nazionale dell'Unione Degli Studenti. "Esprimiamo solidarietà e vicinanza alla famiglia, i compagni di scuola e gli amici del ragazzo". "Vogliamo sicurezza dentro e fuori le scuole - continuano gli studenti - vogliamo che l'alternanza scuola-lavoro e gli stage vadano aboliti a favore dell'istruzione integrata che metta in critica il sistema produttivo attuale per costruire dai luoghi della formazione un modello diverso di società".

Dopo la morte del 18enne di Udine "durante l'Alternanza Scuola Lavoro, ci troviamo di fronte ad un’altra morte in un luogo di lavoro, dove uno studente non dovrebbe stare. Ci chiediamo quanti altri studenti e giovani debbano morire prima l’idea di un sistema unicamente volto al profitto e allo sfruttamento, cambi, una volta per tutte" conclude Redolfi.

RETE DEGLI STUDENTI MEDI - "Un ragazzo di appena 16 anni è morto poche ore fa a causa di un incidente stradale in provincia di Fermo. Non sono ancora certe le cause dell’incidente, ma sarebbe il secondo caso in poco più di un mese in cui uno studente perde la vita durante un’esperienza di connessione fra scuola e lavoro" scrive in una nota la Rete studenti medi.

''Sono passate solo poche settimane da quando studenti e studentesse sono scesi in piazza per contestare la poca sicurezza dei posti di lavoro che frequentano con la scuola, per denunciare un mondo del lavoro precario e senza tutela a cui ragazzi e ragazze vengono abituati''.

“Dopo la morte" del 18enne, "la notizia di questo incidente ci sconvolge” dichiara il coordinatore Tommaso Biancuzzi “non è possibile morire di lavoro a 16 anni, questo evidentemente ci deve far interrogare profondamente non solo sul rapporto fra scuola e lavoro, ma anche su quanto ci sia urgenza in questo Paese di risolvere il problema della sicurezza sul lavoro”.

USB - "I corsi di formazione professionale hanno ucciso per la seconda volta in meno di un mese" scrive in una nota l'Usb che torna a chiedere "la fine dell'alternanza scuola lavoro, della scuola azienda". "Dopo il diciottenne morto in un capannone alle porte di Udine il 21 gennaio, oggi è stato il turno di un sedicenne di Monte Urano, straziato tra le lamiere di un furgone a Serra de' Conti in provincia di Ancona. Giuseppe stava svolgendo un tirocinio in una ditta di termoidraulica ed era a bordo, come passeggero, del mezzo uscito di strada e schiantatosi contro un albero".

Usb chiede anche "la revisione totale dei modelli della formazione professionale, questa specie di serie B dell'ingresso nel mondo del lavoro riservata ai ragazzi che alle medie ricevono il bollino 'scarso', il 6 o giù di lì, e per questo vengono gettati nel calderone del lavoro non qualificato. Un calderone in cui sguazzano le aziende che piegano la formazione alle loro esigenze, con tutto quel che ne consegue per la sicurezza e la salute dei giovani". Usb torna a chiedere "il blocco dei protocolli con le aziende private e la ridiscussione del tema del futuro lavorativo dei giovani. Chiede anche all’ineffabile ministro Bianchi che fine abbia fatto la promessa riforma degli istituti professionali, in cui la componente culturale e quella laboratoriale interna alla scuola è stata impoverita per dare sempre più spazio alla formazione in azienda". Usb supporta e aderisce "alle iniziative di protesta annunciate da Osa, Organizzazione Studentesca d’Alternativa".

"Non è più tollerabile che la salute e l’incolumità dei ragazzi siano trattate con la stessa noncuranza con la quale ogni giorno in Italia si procede alla sanguinosa registrazione contabile dei morti di lavoro" concludono.

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