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Ancora troppe donne uccise, le università del Lazio aprono le porte ai centri antiviolenza

02 agosto 2022 | 13.51
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La presidente di Telefono Rosa: "Un modello da copiare"

Centro antiviolenza della Sapienza
Centro antiviolenza della Sapienza

Un fenomeno che sembra inarrestabile. La cronaca ci racconta ogni giorno di donne vittime di violenza. Crescono le richieste d'aiuto raccolte dai centri antiviolenza e sono ancora troppe le donne ammazzate per mano di un uomo. Secondo i dati del Viminale a sette mesi dall'inizio dell'anno, 64 sono state uccise in ambito familiare o affettivo; di queste, 38 hanno trovato la morte per mano del partner o ex partner. Per curare questa piaga sociale (che la pandemia ha contribuito ad amplificare) serve prevenire, sensibilizzare e rendere consapevoli le giovani generazioni. Per questo pochi giorni fa ha aperto i battenti a Roma il primo Centro antiviolenza della Sapienza. Si trova negli spazi della Facoltà di Medicina e psicologia nel quartiere San Lorenzo ed è promosso dall'Università, dalla Regione Lazio, da Disco (l'Ente regionale per il diritto allo studio) e Telefono Rosa, che lo gestisce. "Adesso i locali sono chiusi, ma stiamo lavorando dietro le quinte. Dal 1° settembre le porte saranno aperte alle donne, alle studentesse, a cittadini e cittadine che necessitano di ascolto e aiuto. Dopo l'Università della Tuscia, questo è il secondo sportello che apre in un ateneo del Lazio", sottolinea all'Adnkronos la presidente del Telefono Rosa Maria Gabriella Carnieri Moscatelli. Un'iniziativa che proseguirà anche in altre università della Regione, per cui "il Lazio vanta un primato in Italia. L'apertura di Cav negli atenei è indubbiamente un modello da copiare in altre regioni".

"Non si arresta la violenza che coinvolge anche molti giovani, per questo - spiega Moscatelli - abbiamo ritenuto importante realizzare un progetto con loro, partendo dalle scuole elementari e medie fino a quelle superiori. Mancava di completare il ciclo con i ragazzi più grandi delle università. L'obiettivo è educarli al rispetto e alla parità di genere in un luogo a loro vicino, la conoscenza è il primo passo per prevenire e combattere il fenomeno". Lo sportello della Sapienza, prosegue, "è strategico perché si trova nel quartiere San Lorenzo particolarmente frequentato da giovani, un quartiere che sappiamo essere anche problematico. Sarà un punto di riferimento prezioso per loro".

A fare il punto sulle prossime aperture dei centri antiviolenza nel Lazio, Eleonora Mattia (Pd), presidente della Commissione politiche giovanili e pari opportunità del Consiglio Regionale del Lazio. "Saranno cinque - specifica - i centri antiviolenza nei principali atenei laziali: dopo Tuscia e Sapienza, anche Roma Tre, Tor Vergata e Cassino, un impegno sul quale sono stati stanziati 335 mila euro tra Regione Lazio e Disco. I nuovi Cav universitari andranno ad ampliare ulteriormente la rete dei servizi antiviolenza della Regione Lazio che oggi può contare su 34 centri antiviolenza esistenti e 15 case rifugio pienamente funzionanti. Il tutto a fronte degli 8 centri antiviolenza delle 8 case rifugio presenti sul territorio nel 2013".

"Quello di integrare la rete dei centri antiviolenza con gli spazi universitari - precisa Mattia - è una scelta che nasce dalla volontà di coniugare educazione e istruzione con il contrasto alla violenza di genere. Siamo convinti che la prima battaglia da combattere per eradicare la violenza sia quella culturale, che passa tra i banchi di scuola e delle università e nella consapevolezza e protagonismo dei giovani e giovanissimi. Abbiamo quindi voluto investire in presidi di supporto e prevenzione della violenza nei luoghi che quotidianamente sono attraversati da migliaia di studenti e studentesse delle nostre città: luoghi sicuri dove costruire e coltivare libertà".

L'impegno della Regione Lazio nella lotta alla violenza di genere è sintetizzato dai finanziamenti messi in campo. "La programmazione 2021 delle risorse relative alla legge regionale 4/2014 – la norma quadro su misure e interventi per contrastare la violenza contro le donne – ha previsto uno stanziamento di circa 1 milione e 875 mila euro con i quali finanziamo iniziative in favore dei Comuni, azioni di educazione e sensibilizzazione, formazione e promozione sui temi delle pari opportunità, oltre che i fondi per i nuovi centri antiviolenza tra cui quelli universitari. Tra le varie misure che mettiamo in campo su questi temi ci sono il sostegno agli orfani di femminicidio, il Premio dedicato a Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, il contributo di libertà per accompagnare percorsi di fuoriuscita dalla violenza", ricorda la consigliera regionale.

"Dietro queste misure e questi numeri ci sono sempre vite, migliaia di donne e minori che trovano rifugio e protezione nelle strutture della rete regionale dei centri antiviolenza e vengono inseriti in percorsi di fuoriuscita dalla violenza e di libertà; giovani e giovanissimi che non sono soli dopo la doppia perdita della madre uccisa e del padre femminicida, ma trovano nelle istituzioni un punto saldo di riferimento e sostegno; cittadine e cittadini di ogni età che possono arricchirsi, crescere, formarsi all’insegna di progetti dedicati alla sensibilizzazione e avere così gli strumenti per costruire insieme una nuova alleanza tra uomini e donne. Un impegno concreto e tangibile - evidenzia Mattia - che la Regione Lazio porta avanti da anni ed è stato confermato anche con l’inserimento di specifiche misure legate all’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza all’interno della legge su parità salariale e sostegno all’occupazione femminile e con la firma del Protocollo con l’Ordine degli avvocati di Roma per il gratuito patrocinio alle vittime di violenza".

Il Centro antiviolenza della Sapienza garantirà, a titolo gratuito: Ascolto – colloqui telefonici e preliminari per individuare i bisogni e le emergenze, fornendo il primo supporto; Accoglienza – garantire protezione e accoglienza gratuita alle donne vittime di violenza; Assistenza psicologica – sostegno psicologico individuale o in gruppi di mutuo aiuto anche in collaborazione con le strutture ospedaliere e i servizi territoriali; Supporto ai figli e alle figlie minori vittime di violenza assistita; Orientamento al lavoro; Orientamento all’autonomia; Assicurare collegamenti con le case rifugio e altri centri antiviolenza e con le istituzioni; Percorso di uscita dalla violenza.

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