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Gaza sotto le bombe, Netanyahu: "Lavoriamo a tutte le opzioni". Hamas: "Pronti alla guerra"

11 luglio 2014 | 08.57
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Quarto giorno di combattimenti e altri raid israeliani. Drammatico il bilancio delle vittime: 103 morti e 750 feriti. Obama chiama Netanyahu ma cadono nel vuoto gli appelli per la tregua. Il movimento islamista avverte le compagnie aeree sui pericoli intorno all'aeroporto Ben Gurion. E prende posizione sul 'cessate il fuoco': "Solo a nostre condizioni"

Funerali delle vittime dopo un raid israeliano (Infophoto) - INFOPHOTO
Funerali delle vittime dopo un raid israeliano (Infophoto) - INFOPHOTO

Israele continuerà la sua offensiva militare sulla Striscia di Gaza finché non saranno più lanciati razzi contro le città israeliane. Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu, in conferenza stampa. "Stiamo preparando tutte le opzioni" ha risposto a chi gli chiedeva se stessero preparando un'invasione di terra. "Israele resisterà alle pressioni internazionali per fermare le sue operazioni militari a Gaza", ha poi assicurato.

Bilancio vittime - Sei palestinesi sono morti nella notte a causa di due raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza. Altro sangue, dunque, in un contesto che si fa di giorno in giorno sempre più drammatico: è di 103 palestinesi uccisi (tra loro 22 di età compresa tra uno e 17 anni) e 750 feriti il bilancio complessivo della 'Operazione confine protettivo' lanciata da Israele contro la Striscia di Gaza, secondo il ministero della Salute di Gaza. Vanno avanti, intanto, i preparativi per un'operazione di terra: il portavoce dell'esercito israeliano Peter Lerner riferisce che sono state già spostate ai confini della Striscia tre brigate di fanteria e che nei prossimi giorni potrebbero essere spostate un'altra o due brigate. Per l'operazione "aspettiamo solamente una direttiva politica", ha precisato il capo di Stato Maggiore dell'esercito israeliano, il generale Benny Gantz.

Hamas si dice "pronto a combattere per mesi'', aggiungendo che un cessate il fuoco dovrà comportare la rimozione del blocco di Gaza e la liberazione dei detenuti arrestati il mese scorso. Il leader di Hamas a Gaza, Ismail Haniye, rivolto a Israele, ha detto: "La nostra gente vincerà a prescindere dal numero di vittime e dalle minacce. Il nostro popolo è unito e sostiene la resistenza". Detto, fatto. L'ala militare del movimento islamista mette in guardia le compagnie aeree internazionali dai rischi che correrebbero nel proseguire i voli sull'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Il messaggio, riporta Ynet news, è rivolto "a tutte le compagnie aeree straniere con voli verso l'entità sionista", e chiede di "fermare i voli alla luce dei pericoli che circondano l'aeroporto a causa della guerra". Le Brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas, hanno rivendicato, nel frattempo, il lancio di "quattro razzi M-75 (Qassam) contro l'aeroporto Ben Gurion: "L'attacco è una risposta ai crimini sionisti contro il nostro popolo e alla continua aggressione barbarica contro la Striscia di Gaza". E' la prima volta che l'aeroporto di Tel Aviv finisce nel mirino di un attacco con razzi.

Hamas ha rivendicato anche il lancio di nove razzi contro Ashdod. Ma i media israeliani parlano di un solo razzo che ha colpito una stazione di rifornimento ad Ashdod ferendo diverse persone: un uomo è in gravi condizioni. Due razzi sono stati lanciati anche dal sud del Libano colpendo, senza fare vittime, il nord di Israele: l'attacco è avvenuto nei pressi della città di Metullah e l'artiglieria israeliana (ora in allerta anche al nord) ha risposto.

Gli Stati Uniti si offrono di mediare per arrivare alla tregua. L'offerta è arrivata nel corso di una telefonata tra il presidente americano Barack Obama ed il premier israeliano Benyamin Netanyahu, nella quale il primo ha messo in guardia contro "un'ulteriore escalation e ha sottolineato la necessità per tutte le parti di fare il possibile per proteggere le vite dei civili e ripristinare la calma".

La leadership dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), in un comunicato, fa sapere che "la priorità massima è porre fine agli attacchi e giungere a un cessate il fuoco reciproco, concomitante e immediato per fermare lo spargimento di sangue e per tutelare l'alto interesse nazionale del popolo palestinese". L'aggressione israeliana, aggiunge, "ha iniziato a prendere una piega pericolosa" con l'annuncio di un'operazione terrestre "che mira a scacciare i cittadini da ampie aree della Striscia dopo quattro sanguinosi giorni di bombardamento, distruzione e sterminio di massa di civili innocenti". La leadership palestinese ritiene che "l'annuncio esplicito del premier israeliano (Benjamin Netanyahu, ndr) di rifiutare qualunque cessate il fuoco sia espressione della determinazione di Israele a portare avanti la carneficina commessa contro il nostro popolo".

L'Egitto, unico Paese arabo insieme alla Giordania ad aver firmato un trattato di pace con Israele, condanna in una nota del ministero degli Esteri del Cairo "l'irresponsabile escalation israeliana nei territori palestinesi occupati, sotto forma di un eccessivo e non necessario uso della forza militare che porta alla morte di civili innocenti".

Il premier turco Recep Tayyip Erdogan, da parte sua, esclude la possibilità di normalizzazione dei rapporti con Israele fin quando non terminerà l'operazione lanciata dal governo Netanyahu. "Prima dovete porre fine a tutta questa prepotenza. Se non lo farete, non è possibile arrivare alla normalizzazione dei rapporti tra Turchia e Israele", ha detto ieri sera Erdogan dalla città di Yozgat, come si legge oggi sul giornale turco Hurriyet.

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