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Anmil, 42,5% lavoratrici vittime infortuni soffre di ansia e incubi

18 febbraio 2014 | 09.31
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Anmil, 42,5% lavoratrici vittime infortuni soffre di ansia e incubi

Roma, 18 feb. (Labitalia) - Aver subito un infortunio sul posto di lavoro rende le lavoratrici più vulnerabili psicologicamente. I disturbi d'ansia o gli incubi legati al trauma, infatti, non abbandonano facilmente le donne. Con conseguenze su numerosi aspetti della vita sociale, tanto da dover ricorrere all'aiuto di uno specialista. E' quanto emerge dall'indagine presentata a Roma dall'Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (Anmil) 'Tesori da scoprire: la condizione della donna infortunata nella società. Un'indagine sulle donne vittime del lavoro'. Sono state intervistate 60 mila iscritte all'Anmil. Il 42,5% del campione di donne vittime di infortuni sul lavoro soffre ancora d'ansia, angoscia o incubi conseguenti all'infortunio. Il 16,5% reputa importante un sostegno psicologico. Ad essere più colpite sono le donne sotto i 50 anni (59%).

La sfera lavorativa continua a rappresentare anche dopo l'infortunio un ambito essenziale per l'integrazione e la conservazione dello status sociale. "Rispetto al livello di accettazione e integrazione delle donne disabili sul lavoro -riporta la ricerca- i dati mostrano che il 31,5% delle donne che ha mantenuto lo stesso posto di lavoro ha cambiato ruolo o attività, e il dato aumenta per le donne residenti al Centro Italia (circa il 45%). Purtroppo -aggiungono gli esperti- il 23,5% afferma di aver perso il lavoro dopo l'infortunio perché spinta a licenziarsi".

Delle lavoratrici intervistate, solo il 25,5% imputa la causa di quanto accaduto "a un fattore esterno -emerge ancora dalla ricerca, condotta con il patrocinio del Senato e il supporto tecnico delle società di indagini statistiche Datamining- e questo dato rimarca l'assoluta necessità di continuare a rafforzare l'attività di formazione e informazione sul tema della sicurezza del lavoro".

Il dato sulla sfera lavorativa risulta drammatico e "conferma la persistenza di un comportamento illecito da parte di alcuni datori di lavoro che rifiutano di considerare la donna infortunata come risorsa anzi si adoperano per liberarsi del loro 'peso'". "La tendenza -suggerisce l'Anmil- sale sensibilmente osservando la distribuzione per fascia di età dove notiamo che il 56% delle donne sotto i 50 anni ha perso il lavoro perché spinta a licenziarsi".

Ma non è solo l'aspetto psicologico a soffrire dopo l'incidente: il 55,5% delle donne infortunate non svolge le faccende domestiche come prima e il dato ovviamente cresce con l'aumento del grado di invalidità. "Una caratteristica che emerge dalla lettura dei dati è la percentuale delle donne del Sud che non riescono a svolgere le faccende di casa come prima sale al 72,3%", sottolinea la ricerca. Da rilevare che il 51,5% delle intervistate ritiene indispensabile un aiuto fisso di una badante o una domestica. Alla domanda se è ancora ascoltata in famiglia sulle decisioni comuni, solo il 5,5% ritiene di aver perso autorevolezza dopo l'infortunio. "Questo dato - osservano gli esperti - conferma che la sfera e il calore familiare sono il primo aspetto di fondamentale importanza per il processo di superamento del trauma".

Infine, considerando l'aspetto delle relazioni di coppia, la maggioranza delle donne intervistate ha mantenuto lo stesso compagno anche successivamente all'infortunio. Le lavoratrici che hanno perso il compagno dopo l'infortunio sono comunque il 23% del campione.

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