Sono tre gli imprenditori che finora hanno bussato alla porta dei pm della Dda milanese titolari dell'inchiesta sulle tangenti in Lombardia per rilasciare dichiarazioni utili alle indagini. L'ultimo viene ascoltato proprie in queste ore, ma l'auspicio degli inquirenti è che la lista si possa allungare. Al primo imprenditore varesino che ha fatto parziali ammissioni, se ne aggiungono altri due che hanno fornito elementi ritenuti utili per proseguire nell'inchiesta su tangenti, appalti pubblici e finanziamento illecito ai partiti che martedì scorso ha portato a 43 misure di custodia cautelare, tra cui alcuni esponenti politici di Forza Italia. I magistrati mantengono il massimo riserbo su chi sta collaborando e che sta fornendo dettagli che potrebbero far allargare il giro di persone coinvolte. Il numero degli indagati è 95 ma potrebbe essere destinato a salire.
E' stato sentito, invece, come testimone nell'inchiesta il sindaco di Gallarate Andrea Cassani dai pm della Dda di Milano. Il primo cittadino leghista ha risposto alle domande degli inquirenti rispetto a degli episodi contenuti negli atti dell'indagine.
"Non è iscritta, stiamo facendo accertamenti". Così ambienti investigativi replicano in merito alla posizione di Lara Comi, eurodeputata di Forza Italia, che compare negli atti d'indagine dell'inchiesta della Dda di Milano su tangenti e appalti pubblici. Secondo alcuni indagati l'esponente forzista avrebbe ottenuto dei soldi attraverso delle consulenze, un'accusa respinta con fermezza dalla stessa Comi.