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8 marzo: lettera Boldrini a parlamentari, linguaggio rispetti identità genere

05 marzo 2015 | 12.33
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Lettera a colleghe e colleghi nell'imminenza della Festa della donna: la presidente, il presidente, la deputata, il deputato. Rispettare la Guida dell'Accademia della Crusca, attenzione anche nei resoconti parlamentari. La società è cambiata, paradossale dire il ministro è incinta. Nella questione femminile tutto si tiene

8 marzo: lettera Boldrini a parlamentari, linguaggio rispetti identità genere

Il presidente o la presidente a seconda del genere della persona che ricopre la carica e, in base allo stesso principio, il deputato o la deputata. La presidente della Camera, Laura Boldrini, mette nero su bianco la richiesta, espressa più volte verbalmente, di rispettare questa regola, richiamandosi anche a quanto indicato dall'Accademia della Crusca. Lo fa in una lettera scritta alle colleghe e ai colleghi di Montecitorio alla vigilia dell'8 marzo (VAI ALLO SPECIALE) e mentre nella sala della Regina si svolge il convegno "Non Siamo Così. Donne, parole e immagini", iniziativa dedicata al linguaggio di genere e alla rappresentazione del femminile.

Boldrini ricorda innanzi tutto che "in questa legislatura si registra il numero più elevato di deputate, circa il 30%, così come si riscontra un significativo numero di donne che rivestono cariche e ruoli istituzionali". Una constatazione dalla quale scaturisce la necessità di adeguare il "linguaggio parlamentare al ruolo istituzionale, sociale e professionale assunto dalle donne e al pieno rispetto delle identità di genere. Credo sia importante da parte della presidenza della Camera -scrive Boldrini- richiamare l'attenzione sulle modalità di svolgimento dei dibattiti parlamentari, in Aula e presso gli altri organi parlamentari".

Di qui la richiesta che "negli interventi svolti nel corso delle sedute dell'Assemblea e degli altri organi della Camera le cariche e i ruoli istituzionali siano richiamati nelle forme corrette, ossia secondo il genere proprio della persona cui essi si riferiscono".

rispettare regola anche nei resoconti

Un'indicazione che va di pari passo con quanto segnalato alla Segreteria generale di Montecitorio, invitata a rispettare l'identità di genere quando nei resoconti parlamentari vengono indicati accanto ai nomi la carica e il ruolo ricoperti.

Del resto, ricorda Boldrini, la Guida alla redazione degli atti amministrativi predisposta dall'Accademia della Crusca, ritiene "non corretto sul piano linguistico il ricorso al genere maschile per riferirsi a una carica o a un ruolo istituzionale ricoperti da una donna".

"Il linguaggio -spiega Boldrini- è importante perchè deve riconoscere la donna nel suo percorso negli anni. Se oggi le donne sono ai vertici delle Istituzioni, delle aziende, rivestono ruoli importanti è perchè stato fatto un percorso, quindi bisogna declinare al femminile questi incarichi. Non è vero che è cacofonico, anzi è anche corretto grammaticalmente farlo. Se suona male è perchè non siamo abituati, la lingua cambia con la società, la nostra società è cambiata, quindi è giusto che cambi anche il linguaggio, è solo una resistenza culturale, ma noi cerchiamo di aiutare per superarla". La presidente della Camera, citando appunto la Guida dell'Accademia della Crusca, ricorda che "ogni incarico può essere declinato al femminile, non farlo è un paradosso linguistico. Anche perchè si arriva a dire il ministro è incinta oppure il ministro porta il marito e il figlio con sè".

"Certo ci sono tante cose importanti nel femminile, il lavoro sicuramente è la situazione più centrale, perchè se si escluodono le donne dal mondo del lavoro si perdono dei punti di pil". A questo proposito Boldrini ricorda uno studio del Fondo monetario internazionale in base al quale "di media l'esclusione delle donne dal mondo della produzione costa il 15% potenziale di pil". Inoltre "se la donna lavora è più libera e se è più libera può anche decidere di rifiutare la violenza".

"Credo che tutto si tenga, una cosa lega l'altra, fa tutto parte dello stesso pacchetto, che è un pacchetto riconoscimento, pacchetto diritti, un pacchetto di chi chiede appunto un rispetto per essere donna, per svolgere una funzione nella società, di non essere rappresentata in un modo completamente falsato". A questo proposito, conclude Boldrini, "bisogna lavorare anche sulla pubblicità, perchè quella pubblicità dello stereotipo anni '60 non ci restituisce più il ruolo che noi abbiamo nella nostra società".

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