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Mibact: archeologi in piazza contro riforma

28 gennaio 2016 | 14.45
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Mibact: archeologi in piazza contro riforma

La riforma del Mibact non piace agli archeologi, scesi a manifestare davanti alla sede del ministero in Via del Collegio Romano. Gli studiosi puntano il dito contro la "frettolosità e il decisionismo del ministro Franceschini" e contro alcune scelte, come la soprintendenza unica e la separazione tra soprintendenze e musei che, secondo loro, rischiano di paralizzare il sistema o addirittura di fare lievitare i costi in maniera esponenziale. Intanto una delegazione formata da quattro archeologi è stata ricevuta dal capo di gabinetto del Mibact, Giampaolo D'Andrea.

"Chiediamo un ripensamento sulla riforma messa in atto dal ministro senza un confronto con quelle che sono le esigenze del settore e della stessa società civile", afferma all'Adnkronos Fausto Zevi, allievo di Ranuccio Bianchi Bandinelli e professore di Archeologia all'Università La Sapienza di Roma.

"La riforma riguarda aspetti relativi al territorio e non soltanto questioni tecniche - aggiunge Zevi - ed è stata fatta con una frettolosità e un decisionismo tali da far pensare che Franceschini volesse sconfiggere con la spada fiammeggiante i suoi stessi soldati e non i tanti avversari presenti nella società. Quello della soprintendenza unica è un modello che non ha funzionato laddove applicato, e la separazione tra soprintendenza e musei crea problemi alla valorizzazione e farà salire i costi in maniera esponenziale, tra personale, immobili e laboratori. Senza parlare degli archivi che non si sa a chi appartengono...".

Giroldini, da tecnici al servizio dello Stato rischiamo di diventare funzionari del governo

Dello stesso parere Pierluigi Giroldini, della soprintendenza Archeologica della Toscana e coordinatore dell'Api (Archeologi pubblici italiani): "Con questa riforma - afferma - si va sempre più verso un cappello governativo sulle soprintendenze, soprattutto quando arriverà il controllo previsto da parte delle prefetture. Non saremo più tecnici al servizio della Nazione, che costituzionalmente ha in capo la tutela del patrimonio, ma funzionari del governo".

Giroldini annuncia che l'Api ha lanciato una petizione che "ad oggi ha raccolto oltre ottomila firme, arrivate anche dall'estero, soprattutto dalla Francia. Siamo decisi a fare di tutto - sottolinea - perché quanto meno si apra una discussione. Il Mibact ha certamente bisogno di una riforma che però non va fatta senza consultare gli addetti ai lavori".

Anche Giroldini parla dello spacchettamento tra musei e soprintendenze "che colpisce soprattutto il settore dell'archeologia, perché i musei archeologici sono particolarmente legati al territorio dal quale provengono i reperti che custodiscono", conclude.

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