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Cultura: l'allarme di Italia Nostra, ecco i beni in pericolo

05 settembre 2018 | 16.30
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Interno della Chiesa di San Francesco a Pisa
Interno della Chiesa di San Francesco a Pisa

La Chiesa di San Francesco a Pisa, il Palazzo Silvestri Rivaldi a Roma, il Castello Svevo di Augusta, la Chiesa di Sant’Ignazio al Collegio Romano, la Chiesa di Sant’Angelo in Formis a Capua, il Palazzo Chigi Albani a Soriano sul Cimino, Villa Zanelli a Savona, Borgo delle Gualchiere di Remole a Firenze, le Mure Urbiche Antiche di varie città fra cui la capitale, il Sacrario di Redipuglia a Gorizia. Sono i 10 beni più a rischio individuati da Italia Nostra nella 'Lista Rossa' dei Beni Culturali in pericolo lanciata nel 2010 dopo il crollo della Domus dei Gladiatori di Pompei.

Una lista con la quale l'associazione vuole contribuire concretamente alla mappatura del rischio nella convinzione che sia dovere dei cittadini e delle associazioni praticare la sussidiarietà cittadino/amministrazioni suggerendo soluzioni per il 'Bene Comune'. Ad oggi, più in dettaglio, sono stati classificati circa 350 beni in pericolo che vengono seguiti dalle 200 sezioni territoriali di Italia Nostra ma i siti in pericolo sono migliaia. Per questo Italia Nostra offre la propria piattaforma online con l’App per Smartphone per raccogliere le segnalazioni dei cittadini sullo stato dei nostri beni culturali. Ogni segnalazione è vagliata dai nostri esperti: viene redatta una scheda informativa corredata da foto che poi è inserita nella nostra mappa interattiva georeferenziata.

Va comunque ricordato che il Mibac ha messo a punto con l’Istituto Superiore per la Conservazione anche la 'Carta del Rischio' e cioè un sistema informativo territoriale di supporto scientifico e amministrativo agli Enti statali e territoriali preposti alla tutela del patrimonio culturale. In pratica si tratta di una raccolta statistica di dati provenienti dalle Soprintendenze, dalle Università, da vari altri Enti e dal rilevamento dei danni dei terremoti: un’enorme mole di dati per monitorare le criticità che sarebbe molto importante finanziare in modo adeguato, dotare di moderni mezzi di rilevamento e supportare con risorse umane.

Posto che c'è un link preciso per le segnalazioni (http://www.italianostra.org/le-nostre-campagne/la-lista-rossa-dei-beni-culturali-in-pericolo/), vale la pena approfondire i dieci casi più eclatanti.

1. La situazione più grave, segnalata ripetutamente da Italia Nostra, riguarda la Chiesa di S. Francesco a Pisa. La seconda chiesa della città, disegnata da Giovanni di Simone (1261), architetto ingegnere tra i più importanti del medioevo (probabile artefice della costruzione della torre di Campo dei Miracoli) conserva altari, affreschi e vetrate monumentali di grandissimo pregio. Completano la chiesa un chiostro e un raro esempio di campanile pensile del XIII secolo. Il complesso è chiuso, puntellato, con imponenti impalcature sia all’interno che all’esterno. Le infiltrazioni dal tetto sono numerose e il rischio di crollo aumenta di giorno in giorno.

2. Roma, Fori Imperiali, Palazzo Silvestri Rivaldi, palazzo gentilizio del sec. XVI. L’intero bene è in stato di abbandono e alti ponteggi proteggono, ormai da anni, le facciate dalla caduta di calcinacci. L’IPAB, proprietario del complesso, è oggi partecipato da Comune, Provincia e Regione. Dagli anni ’80 a oggi, le grandi scalinate sono state battute solo dai topi e da pochi operai inviati a puntellare i solai. Oggi il palazzo si erge solitario e devastato davanti gli occhi di centinaia di migliaia di turisti che ogni anno percorrono via dei Fori Imperiali. È stato deciso di destinare l’edificio a sede della Scuola di Restauro ma tutto fa temere l’ennesimo vuoto annuncio.

3. Castello Svevo di Augusta (SR) a seguito dalla denuncia di Italia Nostra che aveva evidenziato i gravi danneggiamenti strutturali del castello, dovuti esclusivamente alla mancata manutenzione e all’abbandono del monumento da parte della Regione Siciliana, è stata aperta un’inchiesta. Il Castello è sotto sequestro e chiuso perché potrebbe crollare da un momento all’altro.

4.La situazione più paradossale riguarda invece la Chiesa di Sant’Ignazio al Collegio Romano, all’interno del grande complesso gesuita di proprietà statale, sede anche del MiBAC. Infiltrazioni d’acqua e ampie crepe sulla navata destra stanno depauperando dipinti e stucchi, sotto la sorveglianza speciale dei funzionari del ministero, visto che la chiesa è aperta al pubblico.

5. Chiesa di Sant’Angelo in Formis a Capua, magnifica Basilica benedettina recentemente restaurata ma soggetta a gravi problemi idrogeologici che hanno recentemente portato al crollo di un muro limitrofo, vicino all’antico Arco di Diana, con conseguente transennamento e disagi alla viabilità.

6. Palazzo Chigi Albani (Soriano sul Cimino VT), palazzo rinascimentale con giardino monumentale disegnato dal Vignola, di proprietà provinciale e comunale, versa in grave abbandono ed è visitabile solo in rare occasioni.

7. Villa Zanelli a Savona rappresenta una dei più significativi capolavori Liberty in Italia. Si trova lungo la spiaggia del quartiere di Legino. Attualmente è in stato di abbandono e in continuo disfacimento.

8. Borgo delle Gualchiere di Remole, Firenze, archeologia industriale medioevale del sec. XIV, uno dei più grandi esempi di archeologia pre–industriale d’Europa. Pare che al suo posto debba sorgere un resort, con buona pace della storia di uno dei più antichi opifici di Firenze. Attualmente il sito non è visitabile e versa in pessimo stato di conservazione.

9. Mura urbiche antiche: dai bastioni di Palmanova (Udine) alle mura del centro storico di Crotone, passando per le mura di Ferrara, di Amelia (Tr), di San Gimignano (SI) e perfino le Mura Aureliane a Roma (per citare solo alcuni esempi) è tutto un elenco di crolli e distacchi di pietre e mattoni dai paramenti esterni, cronache di un lento, inesorabile disfacimento.

10. Sacrario di Redipuglia (Gorizia), è il più grande ossario/cimitero militare italiano della Grande Guerra, di cui ricorre proprio in questi anni il centenario. L’immensa scalea edificata nel 1936 dall’architetto Giovanni Greppi versa in gravissimo stato di abbandono, nonostante il centenario, con crepe, sconnessioni, erbacce un po’ ovunque. Il monumento funebre al Duca d`Aosta è chiuso e transennato.

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