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Arrivederci Renato, il saggio di Elisabetta Castiglioni ricorda Rascel protagonista delle scene italiane del Novecento

13 aprile 2022 | 14.02
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Renato Rascel in uno dei suoi costumi stralunati.
Renato Rascel in uno dei suoi costumi stralunati.

In quanti ricordano oggi Renato Rascel (1912 - 1991), alias il "Piccoletto nazionale"? "Era uno di quegli artisti poliedrici che poteva (e riusciva) a scrivere e interpretare ogni ruolo con entusiasmo, grinta e determinazione", spiega all'Adnkronos Elisabetta Castiglioni, autrice del volume che gli ha dedicato "Renato Rascel. Un protagonista dello spettacolo del Novecento", in uscita per Iacobelli editore nelle principali librerie italiane e sulle piattaforme digitali.

"Oserei dire che il suo talento sia derivato dalla capacità di osservare intorno a sé, fin da bambino, quello che accadeva e di concentrarsi nel restituirlo - prosegue Castiglioni - con situazioni sceniche, battute e interpretazioni surreali, tramite una propria creatività onirica e deliziosa, soprattutto spiazzante. La sorpresa più grande è proprio di aver scoperto che la sua grandezza derivava dall’essere un autodidatta intelligente, capace di ascoltare lo spettatore e intuirne gli umori".

Personaggio molteplice, sia come autore originale che come interprete raffinato e inconfondibile, nonché cantante, Rascel seppe in effetti creare, nelle sue imprevedibili performance, un personalissimo stile, giocoso e riflessivo sul 'fil rouge' del surrealismo. Castiglioni ne ha ricercato le tracce da vent'anni in archivi pubblici e privati e gli dedica questo saggio, convinta "che la scrittura creativa rasceliana sia ancora attuale ed estremamente comunicativa". Il suo è un itinerario critico attraverso la genesi e i retroscena delle sue opere, in grado di farne emergere la poetica e l’unicità.

Forte di un inequivocabile stile e del suo talento da "one man show", l’eclettico Rascel si è districato con 'nonchalance' tra avanspettacolo, rivista, commedia musicale, prosa, cinema, televisione, musica leggera, generi a cui sono dedicati i diversi capitoli del volume. Il suo personaggio stralunato e fanciullesco sapeva instaurare un dialogo immediato col pubblico, spaziando dall’umorismo del "Corazziere" alla poetica dell’assurdo di Beckett e Jonesco; dalle commedie musicali di Garinei e Giovannini alle canzoni "evergreen", prima fra tutte "Arrivederci Roma".

In questa biografia artistica ragionata, dove spiccano anche interessanti progetti inediti, si possono ripercorrere le varie tappe della sua carriera per cogliere la misura della sua grandezza nonché le vicende di mezzo secolo di spettacolo italiano. Il volume, ricco di un apparato iconografico, è curato da Francesco Coniglio.

Nato nel 1912 e morto nel 1991, Rascel sarà musicista, interprete, regista, compositore, ballerino, cantante, autore -insomma un affabulatore della propria poetica stralunata- dagli anni Trenta agli Ottanta, toccando indistintamente le corde comiche e drammatiche, senza mai pretese intellettualistiche.

"Il suo umorismo garbato -sottolinea ancora Castiglioni- produceva un genuino benessere e il suo impegno nell’affrontare ogni nuova avventura tra teatro, cinema, radio, televisione, musica, giornalismo e favole per bambini. In ogni suo gesto, parola, azione e riflessione (come l’aver compreso, tra i primi, la maestria eclettica di Gigi Proietti, per fare un esempio) Rascel ha messo sia del suo che del 'nostro'.

E il 'caratteraccio' di Rascel? "Molti lo ricordano per questo -risponde l'autrice- Lo considero professionismo. Non l’ho conosciuto personalmente, ma l’ho 'respirato' per un triennio sulla carta di copioni, libri e giornali, ma soprattutto attraverso i racconti della persona che gli è stata accanto -in pubblico e nel privato- per oltre 20 anni, Giuditta Saltarini".

Infine un auspicio: che le nuove generazioni si interessino "a questo lavoro di ricerca e inchiesta, perché in quella parte di spettacolo italiano, di cui Rascel è stato contemporaneo, c'è moltissimo da recuperare e riscoprire".

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