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Arteropatia periferica, 'malattia delle vetrine' per 3mila campani

13 luglio 2020 | 08.55
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Arteropatia periferica, 'malattia delle vetrine' per 3mila campani

L’arteropatia periferica obliterante (Aop) provoca una zoppìa che costringe chi ne soffre a fermarsi spesso, come quando si va in giro per vetrine, ecco perché è spesso ribattezzata 'malattia delle vetrine'. Una delle conseguenze più gravi della patologia che interessa la circolazione periferica è la necrosi degli arti inferiori che se non curati devono essere amputati. Nasce a Napoli il 'Network per l’Aop' che parte dall’Università Federico II di Napoli e mette in rete 16 ospedali in tutta la regione. Sono 3000 i campani che soffrono di Aop. Così team multidisciplinari di chirurghi vascolari e cardiologi prenderanno in carico i pazienti e grazie a interventi di rivascolarizzazione e terapie farmacologiche ridurranno i rischi di amputazione e complicanze cardiovascolari.

"I primi sintomi dell'Aop sono dolori al polpaccio e alla gamba che provocano una zoppìa intermittente. Da qui il nome 'malattia delle vetrine' perché impedisce a chi ne soffre di camminare bene per il dolore e costringe le persone a fermarsi come quando passeggiano per lo shopping - sottolineano gli esperti - I principali fattori di rischio della malattia sono l’età avanzata, l’ipertensione, il fumo, l’ipercolesterolemia ed il diabete mellito; il piede diabetico per esempio è una delle principali complicanze di cui soffrono i pazienti diabetici".

Il Network per l’Aop ha come obiettivo quello di creare un nuovo modello assistenziale per i pazienti con Aop e mette in rete 16 ospedali campani e nasce da una iniziativa del dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università Federico II di Napoli.

"L’ interazione tra il chirurgo vascolare e il cardiologo è fondamentale - afferma Giovanni Esposito – ordinario di Malattie dell’Apparato Cardiovascolare e direttore dell’Unità operativa complessa di Cardiologia, Emodinamica e Utic dell’Aou Federico II - perché l’approccio alla patologia deve essere di tipo chirurgico e farmacologico. In passato, l’ischemia del piede diabetico, causata proprio dall’arteriopatia obliterante, risultava inevitabilmente nell’amputazione, con tutti i rischi connessi. Nell’arco di un anno infatti la mortalità dei pazienti amputati è di uno su tre, in alcuni casi anche di uno su due. Oggi invece le terapie farmacologiche associate alle tecniche di rivascolarizzazione come stent e by-pass, permettono di evitare l’amputazione grazie alla riapertura delle arterie e al ripristino della circolazione nel piede".

"E in questo percorso il peso della terapia farmacologica è aumentato enormemente; basti pensare che oggi i farmaci riescono a ridurre del 35% le amputazioni. Se consideriamo che in Italia vengono eseguite 70 mila amputazioni l’anno, di cui 30 mila a causa di fattori ischemici - le altre derivano da incidenti - con la giusta terapia farmacologica si evitano almeno 10 mila amputazioni - aggiunge Esposito - Le terapie farmacologiche di maggior successo sono quelle antitrombotiche con anticoagulanti orali e quelle con farmaci in grado di ridurre il colesterolo: questi farmaci hanno ridotto drasticamente non solo i casi di infarto - per cui erano nati - ma anche le conseguenze più severe ed invalidanti della malattia periferica".

Nella strategia terapeutica per i pazienti con Aop è importante agire sull’aterosclerosi. "Tra i trattamenti di prima scelta, raccomandati dalle linee guida internazionali, vi sono i farmaci ipolipidemizzanti come le statine o le associazioni con ezetimibe. Le statine possono contribuire efficacemente a ridurre gli eventi cardiovascolari più gravi (il 26% in meno) e la necessità di amputazioni - osservano gli esperti del Network - Tuttavia nei casi di un inadeguato raggiungimento del livello target di colesterolo Lld inferiore a 55mg/dl, le linee guida suggeriscono l’aggiunta, a tali terapie, di farmaci inibitori del Pcsk9, per ridurre in modo significativo il rischio di eventi cardiovascolari nei pazienti con arteriopatia periferica".

Ma anche il fattore tempo è importante, come ricorda Eugenio Stabile, associato di Malattie dell’Apparato cardiovascolare, responsabile del Programma Infradipartimentale di trattamento integrato dell’arteriopatia periferica e corresponsabile dello studio Amt-Leader con Giovanni Esposito: "Questa malattia è diffusa più di quanto si pensi ed evolve lentamente, per cui viene spesso trascurata. Invece è fondamentale rivolgersi subito al medico se si nota una ferita che tarda a guarire sul piede o se si prova dolore al polpaccio perché possiamo essere subito indirizzati dagli specialisti".

"E poi noi stessi possiamo fare tanto per prevenirla e contrastarla, con uno stile di vita sano ed una terapia medica adeguata", conclude Stabile.

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