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Articolo 18, Poletti fa autocritica: "Ritardo su dialogo con sindacati"

22 febbraio 2019 | 16.35
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"Non sono pentito, ma non parlare con parti sociali da subito non ha aiutato"

(Fotogramma)
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"Sull'articolo 18 non mi sono mai pentito. Invece avremmo dovuto, questo sì, sviluppare sul tema un dialogo con i sindacati sin da subito. Certo, magari non avremmo cambiato la sostanza delle decisioni che devono restare di competenza di governo e parlamento ma ci saremmo capiti meglio: il dialogo con le parti sociali è un pezzo del buon funzionamento delle istituzioni. E questa cosa qui, penso, non ci abbia proprio aiutato". L'autocritica arriva dall'ex ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in una intervista all'Adnkronos. "Poi in un secondo tempo un dialogo l'abbiamo intessuto, quello sulle pensioni, ma avremmo dovuto cominciare a farlo anche su temi delicati come quelli sul lavoro", spiega.

L'ex ministro rivendica poi il risultato sull'occupazione nel 2018: "Immaginare che la manovra del Governo possa aiutare la crescita mi sembra difficile. E se guardo al dato dell'occupazione nel 2018, oltre 200mila occupati stabili in più, mi sembra che ci si scordi di dire che questo aumento si è realizzato quasi esclusivamente nel primo semestre dell'anno. Negli ultimi mesi invece il mercato ha vissuto un blocco sostanziale delle assunzioni".
La manovra di questo governo, aggiunge, "non riuscirà assolutamente a dare al Paese la spinta necessaria per crescere. Siamo dentro una bolla in cui si parla di tutto fuorché dei problemi reali dell'Italia: l'incertezza continua ad aumentare lo spread, a ridurre il flusso del credito e a bloccare gli investimenti".

E sul Rdc, fiore all'occhiello del governo gialloverde, Poletti afferma: "Non credo che nessuno possa mai pensare che il reddito di cittadinanza possa creare lavoro. Intanto bisogna ricordarsi che quello che verrà distribuito non sarà certo reddito ma solo debito...era stato promesso di finanziarlo con un taglio agli sprechi e hanno finito per coprirlo con l'aumento del debito che come è noto qualcuno lo deve pur pagare". Nulla a che vedere con il Rei, il reddito di inclusione, spiega. "Rivendico tutto il merito della lotta alla povertà al nostro governo: 1,3 mln di persone raggiunte da una forma di protezione con l'accordo di Regioni, Comuni e sindacati anche sulla gestione degli esiti finali", prosegue Poletti. "Oggi invece siamo alle prese con un progetto largamente approssimativo, l'Rdc, che muove grandi aspettative e molto difficile da gestire. I giorni passano e la data di presentazione delle domande si avvicina...e senza questi Navigator le cose si complicano. Il problema è che se la situazione si impantana il rischio è quello di creare una reazione furiosa nei cittadini e che insieme all'Rdc vada per aria anche il reddito di inclusione", conclude.

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