Riad, 14 apr. - (Adnkronos/Aki/Washington Post) - E' da Gedda, dalle donne che qui indossano l'abaya viola invece che quella tradizionale nera, che parte un percorso di affermazione femminile nell'unico Paese, l'Arabia Saudita, dove solo gli uomini possono guidare e dove la mescolanza di genere è ancora tabu'. Ma re Abdullah, piano piano, sta limitando le restrizioni per le donne e il mese scorso, proprio a Gedda, si è tenuta una conferenza sull'economia nel mondo arabo che ha visto tante donne mescolarsi agli uomini, fare domande agli stand e abbandonare le abaya nere indossate tradizionalmente dalle mogli, madri e figlie saudite. Come se da Gedda, sul Mar Rosso, partisse una riforma delle liberta' sociali e delle opportunita' di lavoro che potrebbe riflettersi sull'intero mondo arabo.
''Vi è un consenso quasi universale sul fatto che la vicinanza di Gedda alla Mecca e al Mar Rosso la esponga a molteplici influenze culturali'' e la renda ''piu' cosmopolita rispetto ad altre aree del regno'', ha detto Fahad Nazer, analista politica che vive a Vienna e che è stata impiegata all'ambasciata di Riad a Washington. A Gedda, ad esempio, a marzo la Banca commerciale nazionale ha nominato Sarah Al-Suhaimi come direttore esecutivo della sezione dedicata agli investimenti e solo un mese prima Somayya Jabarti è diventata la prima direttrice di un giornale nella storia saudita, il Saudi Gazette.
Inoltre, a ottobre, Bayan Zahran è stata la prima donna a essere abilitata alla pratica legale e ha aperto uno studio a Gedda. Gli stessi esempi non si registrano nella piu' consevatrice capitale Riad, che rispecchia la linea del governo in bilico tra le richieste di una societa' piu' aperta e le richieste tradizionaliste. (segue)
