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Profughi, Assad accusa l'Europa: "Fine emergenza se smettete di sostenere il terrorismo"

16 settembre 2015 | 13.28
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Dall'account della Presidenza siriana su Instagram
Dall'account della Presidenza siriana su Instagram

"Si può essere tristi per la morte di un bimbo in mare e non per le migliaia di bambini uccisi dai terroristi in Siria?". Se lo è chiesto il presidente siriano Bashar al-Assad, commentando con i media russi il dramma dei profughi che attraversano il Mediterraneo e puntando il dito contro l'Europa, per il suo presunto "sostegno al terrorismo", che alimenterebbe il flusso di profughi. "Siamo tristi per ogni vittima innocente, ma le vittime affogate in mare dovrebbero esserci più care di quelle uccise in Siria? Più di quelle a cui i terroristi tagliano la testa?", ha proseguito Assad, denunciando il "doppio standard" dell'Europa.

E' un'intervista a tutto campo quella che, da Damasco, Assad ha rilasciato ai media della Russia, paese amico del suo regime. "Sappiamo che la Turchia sostiene il Fronte al-Nusra e l'Is - dice - fornendo loro armi, denaro e volontari. Ed è risaputo che la Turchia ha rapporti stretti con l'Occidente. Erdogan e Davutoglu non possono fare una sola mossa senza coordinarsi innanzitutto con gli Usa e poi con gli altri paesi occidentali". "Al-Nusra e l'Is - ha proseguito - operano con una tale forza nella regione, sotto la copertura dell'Occidente, perché i paesi occidentali hanno sempre creduto che il terrorismo sia l'asso che possono tirar fuori dalla manica e usare di tanto in tanto". Il prezzo da pagare è l'emergenza profughi, che si risolverà se l'Europa "smette di sostenere i terroristi".

Assad si dice comunque pronto a cooperare con qualunque paese che, nella regione o in Occidente, sia sinceramente intenzionato a combattere il terrorismo. "Non poniamo veti rispetto ad alcun paese", ha detto, criticando tuttavia gli Stati che partecipano alla coalizione internazionale guidata dagli Usa. "Da quando la coalizione ha cominciato a operare - ha detto - l'Is ha allargato il suo territorio". Sul piano interno, Assad si è detto pronto al dialogo "con tutti, a eccezione di Is, al-Nusra e altri gruppi simili" che "fondano la loro dottrina sul terrorismo".

Al momento, assicura il capo del regime di Damasco, "non c'è un singolo coordinamento o contatto tra il governo siriano e quello degli Stati Uniti o tra l'esercito siriano e quello degli Stati Uniti". False quindi, a suo dire, le notizie su un coordinamento in corso tra la coalizione internazionale anti-Is e il suo regime, diffuse da alcuni media occidentali.

Assad ha parlato poi dei paesi amici. L'Iran, ad esempio, sostiene il regime siriano dotandolo di "equipaggiamenti militari", ma senza "inviare un esercito o forze armate in Siria". "L'Iran sostiene la Siria e il popolo siriano - ha detto - Sta dalla parte dello Stato siriano politicamente, economicamente e militarmente. Quando dico militarmente non vuol dire, come sostengono i media occidentali, che invii un esercito o forze armate in Siria. Questo non è vero. Invia equipaggiamenti militari e ovviamente c'è uno scambio di esperti militari tra Siria e Iran. Questo è sempre successo ed è naturale che questa cooperazione aumenti in tempo di guerra".

Assad ha denunciato poi un certo accanimento dell'Occidente e dei suoi media nei suoi confronti. Per spiegare la situazione, ha fatto l'esempio della Russia. Dopo la crisi ucraina, il presidente russo Vladimir Putin, "da amico" dell'Occidente, è stato trasformato dai media europei in "nemico ed è stato dipinto come uno zar" e un "dittatore". "Quello che accade in Siria è simile a quanto è successo in Russia", ha detto denunciando la "propaganda europea".

Infine una risposta a quanti chiedono la sua uscita di scena. In Siria, ha detto, "il presidente prende il potere attraverso il popolo e le elezioni e, se lo cede, lo fa attraverso il popolo. Non va via come risultato di una decisione americana, di una decisione del Consiglio di Sicurezza, della conferenza di Ginevra o del comunicato di Ginevra. Se il popolo vuole che resti, resta. Se il popolo lo respinge, deve lasciare immediatamente".

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