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Assange, stasera il film documentario sul prigioniero politico più famoso del mondo proiettato al Chelsea Theatre di Londra

19 dicembre 2022 | 18.57
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Nella capitale inglese il fondatore di Wikileaks è rinchiuso da 3 anni e 7 mesi senza processo

La locandina del docufilm dedicato ad Assange proiettato stasera a Londra.
La locandina del docufilm dedicato ad Assange proiettato stasera a Londra.

"Acquista i tuoi biglietti per la proiezione del film documentario 'ithaka', stasera alle 19 al Chelsea Theatre di Londra". Recita così la locandina di promozione per lo spettacolo che si tiene - in un centralissimo e molto esclusivo quartiere londinese - su colui che, intanto, mentre scorreranno le immagini sullo schermo, è tuttora rinchiuso a regime di carcere duro, da tre anni e sette mesi, nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, un altro distretto londinese, un po' meno elegante. E' in attesa di giudizio e rischia una pena di 175 anni per 18 capi di imputazione se estradato negli Usa. Un confronto stridente che risulta ai limiti del possibile "in un occidente che ama definirsi democratico" come sottolineano i suoi sostenitori.

Il co-fondatore del sito WikiLeaks, infatti, è il prigioniero politico può famoso del mondo. Mentre per un decennio nessuno (o quasi) ne aveva mai sentito parlare, ora invece tutti conoscono il suo nome dall'Australia, sua patria Natale, alla civilissima Svezia, dove venne accusato e in seguito prosciolto per un atto di presunta violenza sessuale. Il suo delitto? Essere "una spia" per aver reso noti al mondo, rendendoli pubblici attraverso il sito Wikileaks, numerosi documenti di crimini di guerra compiuti in Iraq e in Afghanistan dal soldati americani, e perciò secretati dagli Stati Uniti.

Il film è un ritratto commovente e intimo della lotta di un padre per salvare il proprio figlio ed espone la realtà della faticosa campagna per liberare Julian Assange, diventato l'emblema di un braccio di ferro giudiziario internazionale contro la libertà di stampa, la corruzione dei governi e i crimini di guerra impuniti. Il giornalista australiano rischia ora una condanna a 175 anni se estradato negli Stati Uniti.

I membri della sua famiglia affermano di trovarsi "di fronte alla prospettiva di perdere Julian per sempre nell'abisso del sistema giudiziario statunitense. Questa lotta tra Davide e Golia è personale e, con la salute di Julian in declino in una prigione di massima sicurezza britannica, il tempo stringe". John Shipton, suo padre biologico, e la moglie, l'avvocata Stella Assange, tentano perciò di unire "le forze per difenderlo in questa odissea internazionale". Una rete mondiale di sostenitori e politici, nel frattanto, "entrano nel bagliore dei media e sono costretti a confrontarsi con gli eventi che hanno reso Julian un punto critico global". (Rossella Guadagnini)

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