Simonelli Santi: "Mondo economico-finanziario contrario a divisioni interne". Il tecnico italiano in Scozi: "Ho votato sì, mi spiace solo per la Regina". L'imprenditore di Glasgow:"Voto sì con mente e cuore". Lord Sinclair: "Siamo più forti collaborando".
"In Scozia, ad oggi, si contano 18 investimenti italiani che rappresentano il 7,4% del Regno Unito e i settori maggiormente rappresentati sono l'agroalimentare, l'energia, l'elettronica, il tessile e gli elettrodomestici". Lo dice a Labitalia il presidente della Camera di commercio italiana per il Regno Unito e di Assocamerestero, Leonardo Simonelli Santi. "Le imprese che lavorano in Scozia, comprese quelle di nazionalità italiana, non vedono la ragione -spiega- di separarsi, visto che comunque il mercato è già globalizzato".
"Il mondo economico-finanziario scozzese -fa notare- non è favorevole a creare divisioni interne, anche perché l'impresa, in generale, guadagna di più con le economie di scala proprie di un'economia grande".
"Un altro problema -continua Leonardo Simonelli Santi- è dato dalla perplessità valutaria sentita dagli imprenditori, in vista di un'eventuale secessione. Una volta ottenuta, infatti, la separazione dal Regno Unito -rimarca- molti imprenditori si chiedono in che modo aderire alla Comunità europea. Non è poi così semplice per una mentalità tradizionale come quella scozzese".