Difesa e tutela prioritaria del diritto alla salute e alla dignità delle madri detenute con i loro figli: questo l'appello lanciato dall’associazione "A Roma Insieme – Leda Colombini", per richiamare l'attenzione sulla realtà carceraria, e in particolare su quella di Rebibbia femminile e della "Sezione Nido", con le sue 10 madri detenute nella struttura assieme ai loro 10 bambini, ma anche per quanto riguarda il personale e gli operatori penitenziari. "Assicurare tutte le misure che impediscano o riducano al minimo le possibilità di contagio – recita l'appello dell'associazione, rivolto "a tutti i soggetti a vario titolo responsabili" a cui richiede un impegno "straordinario"- e che consistano anche nel "rendere operanti ed utilizzabili, da parte delle detenute e dei detenuti, tutti gli strumenti ed i mezzi di comunicazione telematica, in attesa che i colloqui e le visite siano al più presto ripristinati".
"Con il massimo rigore nella tempestività - prosegue il comunicato - siano accelerate tutte le procedure, già oggi previste, per assicurare lo sfollamento immediato della condizione detentiva. In nome del diritto all’effettività, i provvedimenti da adottare rapidamente, vanno considerati unitariamente per madri e bambini". Dalla tragedia del coronavirus, secondo "A Roma Insieme – Leda Colombini", anche il mondo della giustizia e della pena può uscirne in modo positivo, guardando al futuro: "Diventa, infatti, ancor più attuale l’obiettivo di ridurre al minimo, sino ad azzerare, la realtà delle madri e dei bambini che vivono nelle carceri. Ad oggi, in Italia, questa condizione è vissuta da 53 madri e 59 bambini. L'associazione ribadisce quindi l'appello al legislatore affinché siano prese senza indugio in esame le proposte di legge sul tema, come la 2298 del 9 dicembre 2019, assegnata alla Commissione Giustizia della Camera.