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Aung San Suu Kyi: "Se vinciamo elezioni sarò io a guidare il Myanmar"

05 novembre 2015 | 12.32
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Aung San Suu Kyi  - (foto AFP)
Aung San Suu Kyi - (foto AFP)

Aung San Suu Kyi intende guidare il Myanmar (ex Birmania) se il suo partito vincerà le elezioni di domenica anche se la costituzione le vieta di diventare presidente. "Se la Lega Nazionale per la Democrazia (Nld) vincerà le elezioni, guiderò il governo", ha detto la premio Nobel per la Pace incontrando i giornalisti davanti alla casa di Yangon (ex Rangoon) dove ha trascorso quasi vent'anni agli arresti domiciliari. "Abbiamo un candidato pronto a diventare presidente... ma io sarò al di sopra del presidente", ha rimarcato, spiegando che questo non è vietato dalla Costituzione.

Con le sue parole, Suu Kyi ha chiarito perfettamente qual è la posta in gioco alle elezioni dell'otto novembre. E' la prima volta dal 1990, quando la sua vittoria elettorale fu repressa nel sangue dai militari, che l'Nld corre alle elezioni in Myanmar. Ma il processo di democratizzazione iniziato nel 2010 è ostacolato da molti paletti posti dai militari che per legge controllano il 25% delle due camere del parlamento. Inoltre, con un articolo cucito su misura sulla premio Nobel, chi ha sposato un cittadino straniero ed è genitore di stranieri non può diventare presidente.

Tutta la campagna elettorale dell'Nld si è incentrata sulla figura di Suu Kyi. E la premio Nobel, Suu Kyi, vedova del britannico Michael Aris da cui ha avuto due figli, ha detto oggi esplicitamente quello tutti i birmani già sapevano. Se l'Nld otterrà abbastanza seggi - si corre con l'uninominale secca - per poter eleggere in parlamento il presidente, di fatto sarà lei ad esercitarne l'autorità tramite il candidato del suo partito.

Suu Kyi, che ha rimarcato come il sistema elettorale non sia ancora del tutto "libero ed equo", è stata invece più reticente sulla questione della minoranza etnica dei Rohingya. "Non dobbiamo esagerare la situazione - ha detto - tuttavia prometto che se l'Nld vincerà le elezioni verranno rispettati i diritti umani di tutte le persone che vivono in questo paese". Minoranza musulmana perseguitata dalla maggioranza buddista, i Rohingya vivono confinati in campi d'internamento, non hanno diritto di voto e non possono avere più di due figli.

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