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Auto elettrica, Italia in ritardo per gli obiettivi 2035

20 maggio 2022 | 10.48
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Auto elettrica, Italia in ritardo per gli obiettivi 2035

Esattamente 20 anni fa nasceva Tesla, all’epoca definita come "il sogno elettrico" di Elon Musk, azienda destinata a cambiare profondamente il perimetro di questo business. L’elettrificazione, divenuta oggi un tema pervasivo tra gli operatori, è stata affrontata lungo tutte le sue principali declinazioni: scenario energetico e fonti alternative, prodotto e ruolo della tecnologia, sicurezza e impatto ambientale, mercato e strategie dei brand, impatto dell’introduzione degli EV sui modelli distributivi e ruolo dei dealer, attitudine all’elettrico da parte dei consumatori e curve di adozione, infrastrutture di ricarica e provider energetici, ruolo del pubblico nella transizione ed esternalità nel sistema Paese nella sessione "Elettrico: all-in" svoltasi nel corso dell'Automotive Dealer Day a Verona.

Presentata da Fabio Barbisan, board member, VP OEM e industry solutions di Quintegia con la partecipazione di Fabrizio Maronta, consigliere scientifico e responsabile relazioni internazionali di Limes; Marcus Osegowitsch, amministratore delegato di Volkswagen Group Italia e Marco Saltalamacchia, presidente del Gruppo Koelliker, la sessione ha fatto emergere come la rotta per la prima transizione sembri ormai tracciata; è solo questione di tempo, anche se il conflitto in Ucraina e le difficoltà globali potrebbero rallentarla.

Gli operatori cosa ne pensano? «L’elettrico c’è già, è una realtà sul fronte commerciale, anche senza incentivi ormai tutti si stanno orientando sull’elettrico per coprire l’ultimo miglio. È un passaggio naturale, il resto verrà da sé» secondo Saltalamacchia. Anche per Osegowitsch l’elettrico è l’unica via. «E non ci sarà spazio per ibridi e plug-in; solo per le BEV, l’elettrico puro». Sul fronte del cambio dei rapporti con i dealer il Gruppo tedesco è pronto a tramutare i rapporti «Ma questo non vorrà dire peggiorarli, semplicemente si gestirà in altro modo, ma sempre insieme, il rapporto con il cliente».

In proposito, il centro studi e ricerche di Quintegia ha elaborato un indice trimestrale che analizza il livello di elettrificazione del mercato automotive italiano. L'Automotive Customer Study 2022 realizzato su un campione di BEV driver [292 casi] con domande multirisposta, ha preso in esame tre componenti principali: il parco BEV circolante, le immatricolazioni di veicoli elettrici e le infrastrutture di ricarica, quest’ultime valutate per diffusione e potenza. L'indice è il punto di riferimento in Italia per comprendere il livello di elettrificazione del mercato automotive. Il punteggio finale, figlio dei dati del primo trimestre di quest'anno, è pari a 46,1. Dopo una continua crescita avvenuta per tutto il 2021 (50,7 nel Q1, 54,7 nel Q2, 53,5 nel Q3 e 56,3 nell'ultimo trimestre), nei primi tre mesi 2022 c’è stato un calo importante, dovuto principalmente al dimezzamento delle immatricolazioni BEV rispetto al periodo precedente. Ora che sono tornati gli incentivi la situazione dovrebbe migliorare, inoltre gli investimenti delle case automobilistiche vanno in quella direzione, così come le scelte politiche.

Leggermente in crescita invece le infrastrutture di ricarica, sia in quantità che in potenza di erogazione. È cresciuto il numero di colonnine con una quota di quelle sopra i 50 Kw pari al 3%. Considerando il numero di BEV in circolazione il rapporto è a un buon livello. I numeri indicano però che l’Italia viaggia a poco meno della metà della velocità che serve per tenere il passo dei target al 2030. «Un indice che è il risultato del ritardo degli incentivi. Si è visto come l'Italia nel primo trimestre di quest'anno sia stata il fanalino di coda per quanto riguarda le vendite di vetture elettriche, meno appetibili senza ecobonus» ha spiegato Barbisan.

Il consumatore italiano si orienterà sempre più verso la spina. Il 77% dovrebbe essere pronto ad acquistare un veicolo elettrico puro nel 2050. Punto di svolta il 2030, con un'attitudine che coinvolgerà il 51%. Oggi è poco sopra il 3%. A livello europeo a guidare la classifica, al 2050, ci sono i Paesi Bassi (94%) e la Germania (86%). La Francia è sotto l'Italia al 70%. Cosa spinge questa attitudine, che dovrebbe trasformarsi in acquisti e immatricolazioni: «I consumatori sono mossi in prevalenza da ragioni di risparmio legate ai veicoli elettrici - sottolinea Barbisan - oppure dalla novità, dal fatto che si tratta dell'auto del futuro. L'aspetto ambientale è sentito, ma non è la prima ragione, è solo una delle ragioni».

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