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Avastin e Lucentis hanno effetti collaterali simili, lo rivela uno studio sui due farmaci

15 settembre 2014 | 14.02
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L'uso del prodotto più economico non sembra aumentare le morti. I due medicinali sono utilizzati per il trattamento della degenerazione maculare legata all'età. La ricerca pubblicata su 'The Cochrane Library'

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Si torna a parlare del farmaco per la cura di malattie oculari Lucentis* (ranibizumab) e della sua 'alternativa' più economica utilizzata fuori etichetta, Avastin* (bevacizumab). Secondo una nuova metanalisi Cochrane Review, i due medicinali hanno effetti collaterali simili, un elemento di cui, secondo gli autori, "le politiche sanitarie che favoriscono l'uso del ranibizumab" perché dotato di un'indicazione specifica, "per il trattamento di malattie degli occhi nelle persone anziane, dovrebbero tenere conto".

I ricercatori hanno esaminato i risultati di studi che hanno confrontato la sicurezza di due farmaci utilizzati per il trattamento della degenerazione maculare legata all'età. Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni esperti, la revisione ha rilevato che l'uso del prodotto più economico, bevacizumab, non sembra aumentare le morti o i gravi effetti collaterali rispetto a ranibizumab.

La degenerazione maculare neovascolare è una malattia progressiva e cronica degli occhi, e una delle principali cause di cecità nelle persone anziane. Circa un malato su 10 colpito da questo disturbo perde la vista.

Bevacizumab è un farmaco sviluppato in principio per trattare il cancro, mentre ranibizumab ha un'indicazione specifica per il trattamento della degenerazione maculare legata all'età.

Gli autori del nuovo lavoro concludono che la scelta di favorire il molto più costoso ranibizumab invece di bevacizumab per la cura della degenerazione maculare, basandosi su motivi di sicurezza, non è supportata da evidenze che derivino da trial randomizzati controllati. E' comunque prevista ora una più estesa analisi Cochrane che valuterà ulteriori fonti di prova e contribuirà a ridurre le incertezze che rimangono sui benefici e la sicurezza di questi farmaci.

La revisione ha incluso 9 studi randomizzati controllati, nessuno dei quali è stato sostenuto dalle aziende produttrici dei due farmaci, per un totale di 3.665 partecipanti che hanno assunto i prodotti per un periodo lungo fino a due anni. I risultati hanno messo in evidenza che la sicurezza di bevacizumab per la degenerazione maculare è simile a quella di ranibizumab, fatta eccezione per i disturbi gastrointestinali.

Ma, anche se non sono state trovate differenze statisticamente significative tra i due trattamenti, la revisione non esclude la possibilità che uno sia meno nocivo rispetto all'altro. E la qualità delle evidenze raccolte viene definita da bassa a moderata a causa di alcune limitazioni negli studi e per l'impossibilità di valutare a pieno la qualità dei 3 studi non ancora pubblicati.

I ricercatori hanno comunque 'stimato' che se 1000 persone vengono trattate con ranibizumab per 1 o 2 anni, 34 potrebbero morire; se invece fossero trattate con bevacizumab, potrebbero morire tra 27 e 53. Se 1000 persone vengono trattate con ranibizumab, 222 potrebbero sperimentare uno o più gravi eventi avversi sistemici. Se 1000 persone vengono invece trattate con bevacizumab, tra 200 e 291 andrebbero incontro a un evento del genere.

"Questa revisione - evidenzia Lorenzo Moja dell'Università di Milano - rappresenta un importante passo in avanti nella conoscenza delle differenze nei danni sistemici tra bevacizumab e ranibizumab e mitiga le controversie passate su questo tema. Gli autori hanno raccolto prove da 9 studi, di cui 3 non pubblicati, mentre la maggior parte delle altre recensioni si concentra principalmente sui dati pubblicati. E' stato possibile grazie alla collaborazione di ricercatori di diversi Paesi (Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Usa), molti dei quali sono stati coinvolti nelle sperimentazioni stesse. Non conosco altri esempi di metanalisi con un numero così elevato di studi testa-a-testa non sponsorizzati dall'industria".

"Questo lavoro - conclude il direttore di 'The Cochrane Library', David Tovey - affronta una questione di grande importanza per i sistemi sanitari di molti paesi. Una delle molte considerazioni che occorre fare nel processo decisionale a livello politico non è infatti solo quella relativa all'efficacia, ma anche soppesare la sicurezza".

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