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'Avatar: La Via dell'Acqua' nelle sale il 14 dicembre: parla il produttore

20 settembre 2022 | 12.10
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"Siete pronti a tornare a Pandora? Non c’è mondo più bello dove fuggire", dice Jon Landau del sequel che ha richiesto oltre 10 anni di lavoro

'Avatar: La Via dell'Acqua' nelle sale il 14 dicembre: parla il produttore

(Adnkronos/Cinematografo.it) - “Siete pronti a tornare a Pandora? Non c’è mondo più bello dove fuggire”. A chiederlo è il produttore Jon Landau, in collegamento da remoto per la conferenza stampa di presentazione delle prime immagini in esclusiva di 'Avatar: La Via dell’Acqua'.

Ci sono voluti più di dieci anni (Avatar uscì nel 2009), ma ora mancano solo pochi mesi all’uscita del sequel del film campione d’incassi. La data è certa: 14 dicembre (distribuito da The Walt Disney Company Italia). E la squadra è la stessa perché squadra vincente non si cambia. Per cui Jon Landau, produttore di 'Titanic' (che gli valse l’Oscar) e di 'Avatar', torna a collaborare con James Cameron, alla regia di entrambi e anche di questo sequel che mette al centro la tematica ambientale.

“Ci siamo concentrati molto sugli oceani e sulle creature che vivono nell’acqua e abbiamo usato la fantascienza come metafora per capire la nostra influenza sull’ambiente- spiega Landau-. Abbiamo cercato di realizzare una produzione molto green e non abbiamo utilizzato la plastica sul set. Non si può predicare bene e razzolare male perché le nostre azioni hanno un impatto sul mondo. Spero che gli spettatori quando vedranno il nostro film usciranno dal cinema guardando le cose in modo diverso e pensando che c’è una connessione intorno a noi”.

“Non c’è nulla di più universale della famiglia: non intendo quella biologica, ma quella nel senso di comunità”, prosegue Landau. Nel film di fatto si racconta la storia della famiglia Sully (Jake, Neytiri e i loro figli), costretta a lasciare la propria casa, del pericolo che li segue, di dove sono disposti ad arrivare per tenersi al sicuro a vicenda, delle battaglie che combattono per rimanere in vita e delle tragedie che affrontano. “Adolescenti che lottano per scoprire la propria identità, giganteschi animali acquatici ai quali abbiamo cercato di dare empatia e poi tanti personaggi e diversi ambienti, come gli oceani e la foresta pluviale, rispetto al primo film. Siamo partiti dando importanza sempre alle emozioni perché la trama è quello che trovi al cinema, mentre il tema è quello che ti porti a casa”, spiega.

Una produzione travagliata (il film è prodotto da 20th Century Studios), ma rispetto al primo nessun problema con gli Studios “su cosa mantenere o cosa togliere”. “È stata una grande sfida fare due sequel contemporaneamente - racconta -. Per le sceneggiature ci è voluto molto tempo. E poi certe scene sono state difficili da realizzare, come la performance sott’acqua degli attori in un serbatoio di due milioni di litri d’acqua e diverse scene in computer grafica in un mondo reale”.

Nel cast anche Sigourney Weaver, nel primo era la dottoressa Grace Augustine, un’esobiologa a capo del programma Avatar sul pianeta Pandora e qui veste i panni di un personaggio tutto nuovo: “Una Na’vi di nome Kiri, che sarebbe la figlia adottiva di Jake Sully-Sam Worthington e Neytiri- Zoe Saldaña. Fa la parte di una ragazzina di quattordici anni, un ruolo che le ha consentito di essere giocosa”.

Nel film anche un nuovo compositore delle musiche: Simon Franglen. “Nessuno potrà mai prendere il posto di James Horner, che diresse la colonna sonora del primo Avatar e che purtroppo non c’è più. Ma Simon Franglen faceva parte del suo team e ha incanalato la sua filosofia unendo i suoni indigeni e primitivi a quelli dell’orchestra. Ha fatto un lavoro considerevole”.

Sull’utilizzo del 3D dice: “Per noi è una finestra sul mondo e ne migliora la nostra visione. Non rende bello un film brutto, ma accentua quello che già è: se è bello lo renderà ancora più bello, viceversa se è brutto ancora più brutto. Mi auguro che Avatar faccia venire voglia anche agli altri registi di fare film in 3D”.

E sui film post-pandemia: “La pandemia è ancora con noi. Ma se si fanno film belli come Spider-Man la gente comunque andrà al cinema. Nulla può sostituire l’esperienza di un concerto dal vivo e la stessa cosa vale per la sala: è un’esperienza che le persone continueranno a cercare nei prossimi anni”.

Insomma Landau è ottimista, come James Cameron, che “è uno disposto a sbagliare, ma che spinge i confini sempre più in là”. Di fatto in cantiere ci sono ben altri tre sequel (il terzo capitolo del franchise arriverà nei cinema a dicembre 2023, e, una volta finita la post-produzione, James Cameron si metterà al lavoro sui capitoli 4 e 5).

“Ogni film è autonomo rispetto agli altri e avrà un proprio punto di vista. Sarà una saga epica molto più ampia”, conclude.

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