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Tv: Avati racconta i migranti 'Con il sole negli occhi', responsabili siamo noi

30 gennaio 2015 | 18.59
LETTURA: 6 minuti

Il regista presenta il film-tv sul dramma dell'immigrazione in onda lunedì su Rai1 e spiega: "Abbiamo depredato alcune aree del pianeta nell'impunità più totale e adesso paghiamo, un conto non indifferente". Interpretato da Laura Morante, 'Con il sole negli occhi' racconta la fuga verso l'Europa di un bambino siriano dal suo paese in guerra, alla disperata ricerca dei suoi fratelli, e descrive il desiderio di una donna che sente il bisogno di essere madre

Laura Morante e Amor Faidi in 'Con il sole negli occhi'
Laura Morante e Amor Faidi in 'Con il sole negli occhi'

"Abbiamo depredato alcune aree del pianeta nell'impunità più totale e adesso paghiamo, un conto non indifferente. Ma la responsabilità è nostra, dei nostri genitori e delle generazioni precedenti. L'Africa è stata razziata. Non si può pensare che tutto duri per sempre. Oramai non c'è più nulla da prendere e loro sono in queste condizioni". Così il regista Pupi Avati presenta 'Con il sole negli occhi', il film-tv, di cui ha firmato la regia, che andrà in onda lunedì prossimo in prima serata su Rai1. Prodotto da Rai Fiction e da Duea Film ed interpretato tra gli altri da Laura Morante, 'Con il sole negli occhi' racconta la fuga verso l'Europa di un bambino siriano dal suo paese in guerra, alla disperata ricerca dei suoi fratelli. Una vicenda dolorosa di migrazione che da Lampedusa, dove approda Marhaba, arriva fino in Germania.

Una narrazione che si coniuga con il desiderio di una donna, un'affermata avvocato matrimonialista, di ricostruire la propria esistenza dopo che il suo matrimonio senza figli è naufragato. Carla Astrei (Laura Morante) incontra il piccolo profugo Marhaba (il giovane tunisino Amor Faidi che frequenta la quarta elementare a Roma) che vive in un centro d'accoglienza e, silenzioso, mostra a tutti la fotografia dei suoi fratelli, ai quali si vuole ricongiungere. Carla ottiene il bambino in affido fino a che, dopo lunghe ricerche, riuscirà a trovare a Berlino la famiglia che ha adottato i fratelli del piccolo .

"Abbiamo bisogno di esseri umani che producano, in tutti gli ambiti, ricongiungimenti", spiega Avati aggiungendo che "il genocidio che si consuma nel Mediterraneo aveva bisogno di essere raccontato attraverso un'ottica totalmente diversa da quella dei media. C'è un aumento di questi disastri e di questi lutti, direttamente proporzionale alla diminuzione dell'interesse dei media. Queste notizie non vanno più in prima pagina, non interessano più nessuno perché si parla sempre di numeri che non hanno niente a che fare con noi. Ma se racconti la storia di uno di loro, e di un bambino in particolare, queste persone diventano più seducenti. Descrivere la vicenda di questo bambino significa raccontare l'immediatezza di un contatto".

Avati si sofferma anche sul fatto che "questo è un film per la televisione e non potrebbe essere mai un film per il cinema. Nessun distributore, nessuna società di produzione cinematografica ci avrebbe dato modo di raccontare questa storia. Oggi il solo cinema che si fa, fatte salve alcune rarissime eccezioni, è un cinema di puro intrattenimento. Sono sincero, in questo momento non ho altri interlocutori. Il mio cinema può solo andare solo in televisione", ammette poi il regista.

Storia commovente, con dei risvolti drammatici, il film tv in onda lunedì sulla rete ammiraglia di viale Mazzini mette in scena "un tema nodale del nostro presente che attraverso una storia forte di sentimenti permette di parlare con secca verità, senza pietismi, senza retorica, del grande tema dei migranti nel nostro Paese", osserva il direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta. "Una storia essenziale - sottolinea- e per questo 'primordiale': una donna che sente il bisogno di essere madre, che il suo compagno non capisce, e incontra la sguardo di un bambino che 'immediatamente' sente suo".

Per Laura Morante la storia che contribuisce a raccontare è "una vicenda umana toccante, in un momento drammatico di crisi nel quale trionfa l'egoismo. La missione 'Mare Nostrum' ha salvato molte vite ma è stata sostituita da un'operazione europea per controllare le coste e non per salvare i migranti. Noi siamo stati migranti, la nostra è una storia di migrazione".

Il film-tv, girato in sei settimane, con 4-5 giorni di lavoro a Berlino e alcune scene riprese a Lampedusa, si avvale del patrocinio dell'Unhcr, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, e dell'Associazione Centro Astalli- Jrs Italia. "L'Europa non è assediata, 4.000 persone sono morte nel mare sui 200mila migranti arrivati in Europa nel 2014. Siamo di fronte ad un crisi mondiale mai vista. La gente comune può fare tanto informandosi e spingendo i governi a trovare soluzioni", scandisce Carlotta Sami, portavoce Unhcr Sud Europa.

Quanto infine alle sue attese in materia di ascolti, posto che la messa in onda coinciderà con quella della prima vera puntata de 'L'Isola dei Famosi', dopo l'avvio 'abortito' per maltempo di lunedì scorso, Avati dice: "Ci sarà chi titolerà 'L'Isola dei famosi batte Avati'. Siamo preparati. Ma tutto ciò non priverà di senso il film che abbiamo fatto". A far parte del cast anche Lina Sastri, Paolo Sassanelli, Michele La Ginestra, Claudia Potenza, Gianfranco Jannuzzo e Daniela Poggi che partecipa con un cammeo.

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