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Balduzzi, situazione caotica Stamina rese indifferibile decreto

12 marzo 2014 | 15.41
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Balduzzi, situazione caotica Stamina rese indifferibile decreto

Roma, 12 mar. (Adnkronos Salute) - "La caotica situazione che si era venuta a creare, anche per le ben note campagne mediatiche che davano speranze alle famiglie, rese indifferibile l'emanazione di un provvedimento legislativo di urgenza". A dirlo è Renato Balduzzi, ex ministro della Salute, nel corso di un'audizione in commissione Sanità del Senato per l'indagine conoscitiva sul caso Stamina.

Il decreto che porta proprio il nome dell'ex ministro "trovava base in due ragioni di fondo: era emersa, nel corso dell'indagine tecnico-amministrativa del ministero agli Spedali Civili di Brescia, la necessità di chiarire e completare il quadro normativo, sostituendo il decreto Turco-Fazio con indicazioni chiare; dall'altra parte il problema era di cercare, senza sovrapporsi con le singole autorità giudiziarie, di superare l'emergenza conseguente alle ordinanze dei tanti tribunali" che si sono pronunciati autorizzando il trattamento con il metodo proposto da Davide Vannoni.

Il decreto fu denominato 'Balduzzi' "però tengo a precisare - ha aggiunto l'ex ministro - che il testo iniziale è stato poi notevolmente modificato". Alla fine si è trovata "una soluzione di compromesso" nella quale è stata introdotta la sperimentazione sul metodo, e in cui "quantomeno sono state inserite norme più rigide per la produzione" delle cellule staminali, assoggettandole alle norme sui farmaci innovativi e non ai trapianti. Balduzzi ha infine ricordato che, "nonostante le evidenze sulle molteplici irregolarità riscontrate" nei laboratori di Brescia dall'ispezione dei Nas e dell'Aifa, "e la piena vigenza dell'ordinanza che ne aveva inibito l'attività, numerosi tribunali hanno accolto le richieste di pazienti, imponendo a Brescia di iniziare i trattamenti". Ma i giudici hanno preso le loro decisioni solo in alcuni casi "supportati da una valutazione tecnica".

Il decreto Balduzzi, ha aggiunto l'ex ministro, "prevedeva che i pazienti che avevano iniziato il trattamento potessero proseguire sotto la responsabilità del medico curante", con cellule preparate "anche in laboratori non conformi alle Gmp".

Si trattava di "un'esigenza di ordine etico, di non impedire il completamento dei trattamenti ai pazienti che l'avevano iniziato, alcuni dei quali con caratteristiche particolari, come la tenerissima età. C'era sicuramente il problema di dare una risposta di questo genere, se vogliamo di 'attenzione', ma dall'altra parte anche di evitare che si potesse generare un contrasto istituzionale".

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