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Banche, 17.500 esuberi da gennaio: 'un'ecatombe'

22 luglio 2017 | 16.57
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Un''ecatombe occupazionale' per il settore bancario italiano con 17.500 esuberi nei primi 7 mesi dell'anno. E' il quadro delinato dall'analisi dell'ufficio studi di First Cisl sulla base di accordi sindacali già firmati o da annunci diffusi dalle banche italiane. Il conteggio, aggiornato alle ultimissime ore, potrebbe subire modifiche a breve termine tra comunicazioni relative a nuovi piani industriali e provvedimenti che, in teoria, potrebbero andare anche oltre le cifre già comunicate. Tra i 14 istituti presi in considerazione nello studio, si fa riferimento in 2 casi ad una "stima emersa nel confronto tra le parti" e ad una "previsione aziendale".

Nel dettaglio sono 17.473 gli esuberi. Oltre la metà arrivano dal Monte dei paschi di Siena (5.500) che ha dato l'annuncio questo mese, e da Intesa Sanpaolo (4.000) che ha raggiunto un accordo sindacale già sottoscritto per i primi 1.000 dipendenti. Segue Unicredit con 3.900 esuberi su cui è stato raggiunto un accordo sindacale all'inizio dell'anno, mentre per Ubi la quota il personale in eccesso raggiunge le 2.018 unità.

Le altre banche che hanno annunciato di voler tagliare il numero dei dipendenti e che, in alcuni casi, sono arrivate a un'intesa, sono: Banca popolare di Bari (500 esuberi), Cariferrara (340), Icbpi (340), Banca Marche (270), Carige (155), Cr San Miniato (140), Chebanca! (131), Cr Rimini (90), Carichieti (69), Banca Etruria (20). ''E' ora di smetterla di pensare che il taglio del personale sia diretta conseguenza delle problematicità del credito o della digitalizzazione'', dice il segretario generale First Cisl, Giulio Romani.

Come sindacato, spiega il segretario, ''abbiamo fatto fronte con responsabilità anche a questa nuova ondata di esuberi, utilizzando gli ammortizzatori di sistema e, nel caso delle popolari venete, anche l’intervento dello Stato, ma non si può continuare così''. Il vero problema, secondo il sindacalista, è che le banche ''intervengono sui processi organizzativi senza investire su prodotti e servizi, che invece sono la leva necessaria per agire sul versante dei ricavi e per rilanciare la fiducia della clientela e anche l’occupazione del settore”.

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