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Bancomat o carta di credito, 'rimborsi' per chi paga così

23 settembre 2019 | 13.28
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(Immagine di repertorio ) - FOTOGRAMMA
(Immagine di repertorio ) - FOTOGRAMMA

La lotta all'uso del contante sembra essere tra le priorità del nuovo governo. ''Agevolare, estendere e potenziare i pagamenti elettronici obbligatori e ridurre drasticamente i costi di transazione'' è l'obiettivo dell'esecutivo giallorosso che sta valutando diverse opzioni per favorire i pagamenti tracciabili e disincentivare l'uso del contante.

Gli strumenti di pagamento tracciabili, secondo gli intenti, consentirebbero di potenziare la lotta all'evasione fiscale (dell'IVA in particolare) e delle forme di pagamento 'in nero' poiché si andrebbe a semplificare il monitoraggio, da parte del fisco, dei flussi di denaro e l'emersione di operazioni sospette si legge su Studio Cataldi.

Si lavora, in prima battuta, su una riforma delle deduzioni e delle detrazioni fiscali per premiare gli utilizzatori dei pagamenti elettronici. Da un lato, il governo punta a introdurre agevolazioni fiscali puntuali nei confronti chi paga in modo tracciabile, ad esempio attraverso carta di credito o bonifico. Dall'altro, invece, si guarda alle spese attualmente detraibili: per continuare e vedersi riconosciuti bonus e sconti fiscali (per esempio per spese mediche, canoni di locazione, istruzione, ecc.), i cittadini potrebbero essere "costretti" ad effettuarle con metodo tracciabile o pagamento con moneta elettronica.

Ma non è tutto: chi usa il bancomat potrebbe addirittura beneficiare di un "cashback" sull'importo speso, ovvero un rimborso fiscale pari a una percentuale del pagamento effettuato con strumenti alternativi al contante. Si pensa di concederlo sia a negozianti che famiglie, iniziando eventualmente non su tutte le transazioni, bensì prima dai settori in cui è presente un alto tasso di evasione.

La richiesta di mettere tutti intorno a un tavolo, per trovare insieme una soluzione che porti a dei risultati concreti, è già stata presentata da più parti. Confesercenti intanto suggerisce l'introduzione di un credito d’imposta del 2% sugli acquisti per chi usa carte di credito e bancomat. Costo dell'operazione, secondo la stessa associazione, circa 9 miliardi di euro, che comunque sarebbe coperto dalle maggiori entrate Iva e imposte sui redditi, nonché dall'emersione della base imponibile.

I commercianti dovrebbero invece ottenere l'esenzione dal pagamento delle commissioni per i micro-pagamenti, con un tetto che potrebbe essere fissato intorno ai 30 euro. In questo modo sarebbero comprese una quota consistente delle transazioni, considerando che l’importo medio dei pagamenti in contanti è di 13,57 euro.

Oltre all'idea di riconoscere un credito d'imposta al consumatore che effettua gli acquisti con la moneta elettronica, Confcommercio suggerisce di legare il sistema di detrazioni e deduzioni, già in vigore, al pagamento con carte. Un ulteriore incentivo potrebbe essere la diffusione del bancomat senza costi di emissione per i cittadini di età superiore ai 65 anni, pari a circa un quarto della popolazione italiana.

Nel passato sono già stati fatti dei passi per diffondere l'utilizzo del bancomat. Ultimo tra tutti l'obbligo, introdotto nel 2016, per gli esercizi di dotarsi del pos che però, a causa della mancanza di sanzioni per chi non lo utilizza, non ha consentito di ottenere i risultati sperati. Proprio in questa direzione potrebbero andare alcune misure, per definire la cifra che dovranno pagare i commercianti che si rifiutano di accettare la monta elettronica.

La lotta al contante ha comunque portato dei primi risultati, anche se l'Italia resta molto indietro rispetto ai colleghi europei. Tra il 2017 ed il 2018 i pagamenti con carta di debito sono aumentati del 15%, quelli con carte di credito del 22%. Tra il 2012 e il 2018 il numero di Pos è cresciuto del 112%, arrivando ad oltre 3,1 milioni. Tuttavia gli acquisti in contante restano sopra la media europea di ben 7 punti percentuali.

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