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Barbanti (S. Raffaele): 'Nuovi farmaci riducono frequenza attacchi emicrania'

19 maggio 2021 | 10.09
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Barbanti (S. Raffaele): 'Nuovi farmaci riducono frequenza attacchi emicrania'

In Italia circa 15 milioni di persone soffrono di emicrania e si stima che una su tre abbia almeno un episodio a settimana. Proprio questo gruppo di persone potrebbe trarre beneficio da un nuovo approccio di cura che si basa su terapie preventive. Piero Barbanti, responsabile del Centro diagnosi e terapia delle cefalee e del dolore dell'Irccs San Raffaele Pisana di Roma ad 'Alleati per la Salute' (www.alleatiperlasalute.it ), il nuovo portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis, fa il punto sulla malattia e le nuove strategie terapeutiche.

“L’emicrania - afferma Barbanti - è una malattia del cervello estremamente severa ma non pericolosa: prima causa di disabilità delle donne sotto i 50 anni e seconda patologia più disabilitante, in assoluto, del genere umano. Possiamo dire che è la tempesta perfetta di un cervello che, per un tragico errore, trasforma in dolore ogni variazione climatica, ormonale o emotiva”.

Contro gli attacchi di emicrania l’emicrania, però, non mancano le novità terapeutiche. “L’avvento degli anticorpi monoclonali, cioè una cura selettiva e specifica per l’emicrania - osserva Barbanti - ha completamente cambiato il mindset, ovvero la mentalità e la qualità del lavoro del medico. Da un lato il mondo delle cefalee e dell’emicrania emerge come una delle branche più sviluppate in campo neurologico e, dall’altro, allevia una sofferenza psicologica che non è solo del paziente, ma anche del medico, che ha un’alternativa alle terapie tradizionali non sempre così efficaci. I nuovi farmaci biologici (anti Cgrp) - spiega - sono in grado di bloccare l’azione della proteina Cgrp che aumenta nel sangue quando si scatena una crisi emicranica e che è in gran parte responsabile della fase dolorosa”.

Gli anticorpi monoclonali non si assumono quando insorge un attacco acuto di cefalea perché sono una terapia di profilassi, cioè mirata a ridurre frequenza, intensità e durata degli attacchi emicranici nel corso del tempo. “Queste nuove terapie hanno rivoluzionato la vita del paziente per una serie di motivi”, ricorda il neurologo che osserva come sia migliorata l’aderenza alla cura perché la somministrazione è “semplice, mensile sottocutanea e ben tollerata”. Sul piano dell’efficacia basta considerare che il 60% dei pazienti ha una riduzione media del 50% dei giorni mensili di emicrania già a partire dal mese successivo alla prima somministrazione e non sono stati riportati, ad oggi, gravi eventi avversi.

“Oltre alla riduzione netta del numero di giorni di emicrania senza avventi aversi – sottolinea Barbanti – il paziente, cosa che non ci saremmo aspettati, non guadagna solo giorni senza dolore, ma anche in termini di felicità e capacità di essere protagonista della propria vita. La disabilità che definiamo intercritica è drammaticamente ridotta da questo trattamento che sembra far tornare la gioia di vivere nei pazienti”.

Le nuove terapie specifiche, efficaci e ben tollerate hanno elevato il grado di comunicazione medico-paziente. Come osserva Barbanti: “Il paziente sa che l’emicrania è una malattia del neurone, la cellula nervosa, e che può essere curata. Questo porta l’interazione con il medico a un livello più scientifico, più motivante per il paziente e appagante per il medico. Inoltre – conclude lo specialista - complice il triste periodo della pandemia, il medico e paziente hanno scoperto la telemedicina che per il follow-up di queste cure, aiuta e incontra il favore di entrambi”. L’intervento dell’esperto è disponibile su: https://www.alleatiperlasalute.it/whatsapp-con-il-medico/giornata-del-mal-di-testa-le-nuove-terapie-lemicrania-migliorano-la-vita-del-paziente

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