Sono almeno 106 le persone che sono state uccise in tre giorni di scontri a Sirte, in Libia, tra lealisti dello Stato Islamico (Is), un gruppo rivale di militanti salafiti che appartiene alla tribù Firjan e giovani rivoltosi locali. Lo rende noto l'emittente al-Arabiya citando funzionari locali a condizione di anonimato.
Sirte, città natale del defunto colonnello Muammar Gheddafi, dista 450 chilometri a est di Tripoli. A giugno è caduta in mano all'Is e da giorni è teatro di scontri tra i giovani locali alleati con i salafiti che avevano dichiarato guerra agli uomini dell'autoproclamato Califfato islamico dopo l'uccisione del loro leader, Khalid bin Rajab Al-Firjani.
Il primo ministro del governo libico di Tobruk, Abdullah al-Thinni, ha accusato i jihadisti dello Stato Islamico (Is) di ''compiere atti di genocidio'' a Sirte.
In un comunicato postato online, il premier dell'unico governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale ha quindi chiesto alle Nazioni Unite di togliere l'embargo sulle armi imposto alla Libia dopo la rivolta del 2011 che ha portato alla deposizione e all'uccisione di Gheddafi.