I parenti dell'ex terrorista dei Pac commentano la sua decisione di fare lo sciopero della fame: "Preoccupati per sue condizioni salute, andrà avanti fino a quando non avrà risposte"
Rompono il silenzio i familiari di Cesare Battisti, l’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo, al quarto giorno di sciopero della fame e di rifiuto delle terapie mediche per protestare contro il regime carcerario a cui è sottoposto nel carcere sardo di Massama a Oristano, dove si trova da un anno e mezzo in isolamento per scontare l’ergastolo. “Siamo preoccupati per le sue condizioni di salute - riferiscono i familiari di Battisti all’Adnkronos- ha perso più di tre chili e continua anche la sospensione da tutte le cure mediche. Ed è determinato ad andare avanti fino a quando non avrà risposte”.
“Noi siamo consapevoli degli errori commessi in passato ma per noi è parte della nostra famiglia e non lo abbandoniamo, non lo abbiamo fatto prima e non accadrà ora. Ora è in carcere, deve scontare la sua pena ma questo - sottolineano - deve avvenire nel rispetto delle regole e dei diritti dei detenuti. Quelle avanzate dai suoi avvocati sono istanze legittime ma che finora - dicono - sono cadute nel vuoto. Viene trattato da nemico pubblico numero uno. Di fatto lui vive da un anno e mezzo in un isolamento illegale, relegato in un’area del carcere dove c’è solo lui”.
I familiari di Battisti nei giorni scorsi hanno anche inviato una lettera a diverse associazioni che si occupano di diritti umani e dei detenuti. “Siamo allibiti - hanno rilevato - dal trattamento che gli è stato riservato fin dal suo arrivo in Italia, a nulla sono valse le richieste legittime avanzate dai suoi legali sugli abusi che vengono costantemente commessi sulla sua persona”.