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Battisti, l'appello social degli amici

15 gennaio 2019 | 14.39
LETTURA: 4 minuti

(Afp)
(Afp)

di Arianna Menotti

"La consegna di Cesare Battisti all'Italia da parte del presidente boliviano Evo Morales, senza un processo di estradizione legale, macchia il governo di sinistra democratica e di solidarietà internazionale". Si esprime così in un post su Facebook il sociologo Carlos Lungarzo, che ha scritto anche un libro in difesa dell'ex terrorista dei Pac.

Lo storiografo è, tra gli amici più stretti di Battisti, quello più attivo sui social. Se Magno de Carvalho, il dirigente sindacale che gli ha prestato la sua prima casa a Cananeia, non risponde infatti agli utenti che gli chiedono un commento sull’arresto e sull'estradizione di quello che considera uno dei suoi più cari amici, Lungarzo dal momento del fermo in Bolivia dell’ex Pac ha lanciato attraverso Facebook una serie di appelli per concedere al 64enne asilo politico. Tra questi anche una lettera indirizzata al vicepresidente della Bolivia, Alvaro García Linera, che a suo dire è stata “sequestrata dall'intelligence boliviana, manipolata dalla polizia italiana”.

Risultata vana la richiesta di “fermare il rapimento di Battisti dall'Interpol italiana”, il sociologo ha quindi seguito attraverso i social l’arrivo di Battisti in Italia, pubblicando anche una foto del carcere di Oristano dove è stato trasferito. “Oristano, Sardegna, carcere per "terroristi", cioè per tutti quelli che non sostengono questi nazisti. Almeno Battisti non sarà isolato. Avrà altri due compagni di cella”, si legge nel post, che ha suscitato anche la preoccupazione dei followers sulla incolumità dell’ex terrorista.

"Il mio cuore è spezzato!", scrive un'utente, mentre un'altro chiede di "controllare che non gli facciano del male". "Dio lo protegga e pregate affinché non gli accada nulla", "Spero che un giorno potremo vedere Battisti libero e di nuovo con i suoi parenti!", si legge in altri commenti. Non mancano poi i link delle sue interviste rilasciate ai media brasiliani, come quella a Jornalistas Livres, in cui afferma che Evo Morales si è comportato come uno zerbino del fascismo italiano e brasiliano.

A pubblicare una foto del carcere sardo, anche la sociologa Silvana Barolo. “Questa è la prigione di Oristano, in Sardegna, dove l'attuale governo di estrema destra, sotto il comando di Salvini, ministro dell’Interno, ha preso il nostro compagno Cesare Battisti”, scrive la donna.

Perseguitato da oltre 37 anni per interessi politici delle orde di fascisti, mafiosi e stalinisti, finalmente sono riusciti a portarlo in Italia grazie al colpo dell’estrema destra che ha eletto Bolsonaro in Brasile e con la vigliaccheria e il tradimento di Evo Morales”, si legge ancora nel post, che poi definisce Battisti “uno scrittore di successo, una persona allegra, affettuosa e generosa. Solidale verso tutti coloro che soffrono per la disuguaglianza sociale, per gli oppressi e per le vittime della violenza di stato”.

“Questa persecuzione, che ora si è concretizzata in ergastolo di un uomo assolutamente innocente di ciò che gli è stato imputato, ha attaccato il nostro cuore già così tormentato per tutto ciò che sta accadendo in Brasile dal colpo di stato del 2016. E più ancora con la prigione di Lula, che sarebbe nostro presidente oggi. Siamo molto tristi. Siamo in lutto. Ma siamo in piedi! Continueremo a lottare per la libertà di Cesare Battisti! Continueremo a lottare per la libertà del nostro Presidente Lula! Continueremo a lottare per diritti, democrazia e giustizia sociale!”, conclude Barolo.

Ma nella rete di ‘amicizie’ di Battisti, c’è anche l'ex ministro della giustizia di Lula, Tarso Genro, che proprio ieri ha pubblicato su Facebook una nota riguardo il suo arresto.

"Ogni paese – si legge - esercita la sua sovranità secondo le condizioni politiche del suo tempo. Nel periodo di Mitterrand, di Fernando Henrique e successivamente Lula, il trattamento riservato alle persone assediate da processi giudiziari di natura politica era più tollerante, secondo la legge nazionale di ogni paese e dei protocolli internazionali. Oggi, con l'ascesa diffusa di una estrema destra radicalizzata, le interpretazioni degli Stati sono sotto assedio e la sovranità nazionale tende a cedere a pressioni di un'altra natura. È la forza della politica che fa cedere la sovranità. In questo contesto dovrebbe essere compreso e considerato la decisione del governo di Evo Morales".

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