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Bce alza tassi di 25 punti base: "Inflazione ancora troppo alta"

04 maggio 2023 | 15.00
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Lagarde: "Su rialzi non ci fermiamo. Nessuno ha proposto di non rialzare tassi "

(Foto Afp)
(Foto Afp)

Nuovo rialzo dei tassi da parte della Bce. Imitando l'analoga decisione adottata ieri dalla Federal Reserve, anche la Banca centrale europea ha rallentato sul percorso e, dopo il ritocco da 50 punti deciso a marzo, nella riunione del Comitato esecutivo ha deciso un rialzo di 25 punti per i tre tassi di interesse di riferimento. Pertanto, dal 10 maggio i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 3,75%, al 4,00% e al 3,25%.

Alla base della decisione, si spiega, una "inflazione che continua a rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato". Nella dichiarazione finale tuttavia si indica come le informazioni in arrivo sostengono la valutazione sulle prospettive di medio termine per l’inflazione elaborata dalla Bce nella riunione di marzo del Consiglio direttivo.

Nel documento si spiega che "l'inflazione complessiva è diminuita negli ultimi mesi, ma le pressioni sottostanti sui prezzi rimangono forti". Allo stesso tempo, la Bce segnala come "i precedenti aumenti dei tassi sono trasmessi con decisione sulle condizioni finanziarie e monetarie dell'area dell'euro", laddove l’impatto "della trasmissione all'economia reale rimane incerto".

In questo contesto "le future decisioni del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi ufficiali siano portati a livelli sufficientemente restrittivi per conseguire un tempestivo ritorno dell'inflazione all'obiettivo di medio termine del 2% e saranno mantenuti a tali livelli per tutto il tempo necessario".

Lagarde

Nella riunione del Consiglio direttivo della Bce "come sempre c'è stata una varietà di opinioni, ma eravamo tutti d'accordo sul fatto che serviva un nuovo rialzo dei tassi e che non ci fermiamo: abbiamo altra strada da fare" per "domare l'inflazione", ha sottolineato la presidente della Bce Christine Lagarde nella conferenza stampa che segue la riunione del Consiglio. Ma la Lagarde riconosce come - pur essendo "tutti d'accordo sul fatto che l'inflazione è troppo alta da troppo tempo" - il "sostegno è stato quasi unanime", parole che lasciano immaginare un dissenso delle colombe alla linea dura che la Bce continua a predicare.

Sul fronte dei tassi "negli ultimi 9 mesi abbiamo fatto molta strada e continuiamo questo processo, non siamo ancora arrivati" alla destinazione, "non pensiamo a una pausa ma sull'esatto livello" dei prossimi aumenti è ancora presto per parlarne: "Non ho un numero magico" su quale sia il livello sufficientemente restrittivo, ha sottolineato. Nella discussione, ha aggiunto, "c'è stata una varietà di opinioni: alcuni erano favorevoli a un aumento da 50 punti, altri a uno da 25. Nessuno invece ha proposto lo zero". In questo processo - ha chiosato - "non conta la destinazione ma il viaggio".

"L'inflazione resta ancora sostenuta dai precedenti aumenti dei prezzi energetici" ma "alla luce del recente calo di questi" i governi "dovrebbero rapidamente ritirare le misure di sostegno varate", visto il pesante costo di queste, ha sottolineato.

"Il settore bancario dell'area dell'euro si è dimostrato resiliente di fronte alle tensioni sui mercati finanziari emerse" da marzo in poi, ha quindi sottolineato Lagarde nella dichiarazione introduttiva alla conferenza stampa che segue la riunione del Consiglio direttivo. "I nostri aumenti dei tassi ufficiali si trasmettono fortemente ai tassi d'interesse privi di rischio e alle condizioni di finanziamento di imprese, famiglie e banche. Per le imprese e le famiglie, la crescita dei prestiti si è indebolita a causa di tassi debitori più elevati, condizioni di offerta di credito più rigorose e domanda inferiore", ha aggiunto.

"La nostra ultima indagine sui prestiti bancari - continua la Bce - ha segnalato un inasprimento degli standard creditizi complessivi, che è stato più forte di quanto le banche si aspettassero nella tornata precedente e suggerisce che i prestiti potrebbero indebolirsi ulteriormente. La debolezza dei prestiti ha fatto sì che anche la crescita della moneta abbia continuato a diminuire".

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