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Bce, analisti: "Da Draghi attese solo conferme su politica Francoforte"

20 aprile 2016 | 17.26
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Bce, analisti:

Dopo i 'fuochi d'artificio' del precedente, questa volta nessuno si aspetta grandi novità dal meeting del Consiglio direttivo della Bce. Nuovi interventi sui tassi sono oggettivamente impensabili (visto anche il monito del Fondo monetario secondo cui "ci sono limiti su quanto in basso si possa andare") mentre l'estensione del Quantitative easing decisa a marzo deve ancora essere dettagliata. Proprio le indicazioni 'tecniche' sui nuovi acquisti potrebbero essere la principale novità di un vertice che cade nel mezzo di una serie di dati macroeconomici contrastanti, dall'inflazione tedesca (i prezzi alla produzione a marzo sono crollati a -3,1%, una discesa ininterrotta da agosto 2013) alla rivalutazione dell'euro, tornato intorno quota 1,13 con il dolalro e 1,10 con il franco svizzero.

Secondo Carsten Brzeski, capo economista di Ing Bank, "questo incontro della Bce dovrebbe essere 'leggero' per quanto riguarda nuovi interventi. Tuttavia, considerando la recente guerra di dichiarazioni contro la Bce da parte tedesca, la conferenza stampa di Mario Draghi dovrebbe essere tutt'altro che noiosa". Gli analisti sono già in allarme sul possibile nuovo ricorso del presidente della Bce alla formula 'helicopter money' (definita nella conferenza stampa di marzo "una idea molto interessante"). Siamo evidentemente nell'ambito delle teorie macroeconomiche ma dalla vicina Bundesbank è giunto un chiaro altolà: per il presidente della banca centrale tedesca Jems Weidmann "il 'denaro dall'elicottero' non sarebbe una manna che cade dal cielo, ma aprirebbe un enorme buco nei bilanci della banca centrale".

Da parte del governo di Berlino il ministro dell'Economia, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, ha ricordato che una "banca centrale non può risolvere da sola una crisi di crescita, né compensare l'assenza di una politica attiva di investimenti". A ribadire l'opposizione tedesca a scelte di 'denaro dall'elicottero' Gabriel ha precisato che "stampare carta moneta non è una politica economica sostenibile". In ogni casi, ha precisato il ministro socialdemocratico, il problema non è Mario Draghi o la Bce bensi l'incapacità "di rinunciare a concentrarsi solo sul risparmio": un monito contro l'eccesso di austerità che riporta alla luce le due anime contrastanti che si agitano nell'esecutivo di Angela Merkel.

Ben altri toni sono arrivati da un ex presidente della Bundesbank, Axel Weber, oggi presidente di Ubs, che al Wall Street Journal non ha risparmiato i dubbi sull'efficacia del Qe e ha osservato come ormai "i benefici di un ulteriore allentamento monetario in Europa sono superati dai costi e dagli effetti collaterali". I tassi di interesse negativi "sono possibili solo per un periodo di tempo molto breve e a livelli molto vicini allo zero". E da Monaco di Baviera, Clemens Fuest, da pochi giorni nuovo direttore dell'Ifo Institute, osserva che "il potenziamento del Quantitative easing è difficile da giustificare: c'è il rischio che crei nuove 'bolle' speculative e nuovi squilibri. La Bce avrebbe dovuto aspettare di vedere l'impatto delle misure già varate".

Elga Bartsch, economista di Morgan Stanley, sottolinea come "dal vertice di marzo i rischi globali che preoccupavano la Bce si sono ridotti, soprattutto nelle economie emergenti e sui mercati finanziari. Anzi, nell'Eurozona gli ultimi dati indicano che l'economia dovrebbe avere avuto un avvio d'anno piuttosto buono". Un primo trimestre positivo che, secondo Ben May di Oxford Economics, "conferma la solidità dell'economia dell'Eurozona rispetto alle debolezze esterne: prevediamo che Draghi userà ciò come prova che le sue misure stanno funzionando". Ma al tempo stesso, conclude l'economista inglese, "difficilmente Draghi escluderà la possibilità di nuovi tagli o nuove modifiche al Qe, se necessario".

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