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Bce: Draghi avverte, ripresa perde slancio, riforme insufficienti/Adnkronos

22 settembre 2014 | 19.27
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Arrivano risposte alle critiche, diritte e indirette, alle scelte già fatte. E anche un nuovo affondo rispetto all'azione, ancora troppo timida, dei Governi. Il presidente della Bce, Mario Draghi, parla al Parlamento Europeo e torna a utilizzare la comunicazione come strumento essenziale per sollecitare la reazione di tutti i suoi interlocutori: i banchieri centrali, a partire dagli irriducibili supporter del rigore e dell'austerità guidati dalla Bundesbank, i mercati e, soprattutto, le cancellerie europee. Non manca anche una replica puntuale a una provocazione dell'eurodeputato Marco Valli del Movimento 5 Stelle. "Quando prendo le mie decisioni non penso ai miei 'amici' nella City ma ai cittadini europei e agli obiettivi" di mandato della Bce.

Il messaggio portante dell'intervento è scandito con chiarezza. "La ripresa nell'Eurozona perde slancio", premette il numero uno dell'Eurotower, per poi constatare che "le riforme sono insufficienti". Lo stesso successo delle misure di politica monetaria "dipendono dalle riforme strutturali" che devono "migliorare la competitività". Un concetto, questo, che ricorre in ogni risposta di Draghi, perché, "riforme coraggiose" sono "la chiave" per "migliorare l'ambiente economico" e "aumentare gli investimenti".

Il dato congiunturale, "la ripresa economica dell'Eurozona sta perdendo slancio con rischi chiaramente al ribasso anche per via delle tensioni geopolitiche", è immediatamente legato a una previsione che suona come un ultimatum: "la crisi sarà davvero finita solo quando tornerà la fiducia dell'economia reale, quando ci sarà di nuovo la volontà delle aziende di assumere rischi".

In questo scenario, vanno separate le responsabilità della Banca centrale europea da quelle che spettano ai governi nazionali. "Noi abbiamo il nostro mandato, i governi il loro. Non c'è una negoziazione". Un concetto che ritorna al messaggio di Jackson Hole: la politica monetaria fa la sua parte, i governi devono fare la loro.

In particolare, "non c'e' nessun negoziato" della Banca Centrale Europea con la politica per la definizione della propria politica monetaria. Draghi torna quindi ad escludere ogni ipotesi di "grand bargain", di un grande patto con la politica. "La nostra politica monetaria sarà efficace solo se saranno fatte alcune cose" come riforme e aggiustamenti di competitività "ma non c'è nessun negoziato", insiste.

Il numero uno dell'Eurotower rispedisce al mittente le critiche arrivate per l'esito del primo collocamento di liquidità tramite l'operazione Tltro. L'importo di 82,6 mld, puntualizza, "è all'interno del range di previsione". Allo stesso modo, Draghi torna a ribadire come sia stretto il vincolo di utilizzare la liquidità ricevuta per finanziare imprese e famiglie. "Forse le banche hanno fatto uno 'scambio' di prestiti" fra i fondi ricevuti con le Ltro del 2011 e 2012 e le nuove Tltro, ipotizza rispondendo a un europarlamentare, ma comunque "devono prestare" questi soldi all'economia reale, scandisce, ricordando come gli oltre 1000 miliardi delle prime maxi-iniezioni di liquidità "hanno evitato un enorme disastro nel sistema bancario". Quanto all'efficacia dei nuovi prestiti 'mirati', Draghi invita ad "aspettare prima di dare un giudizio".

Il fronte finanziario, in sostanza, è al momento sotto controllo. Nell'Eurozona "non vediamo segnali di crescita della leva finanziaria" che possano alimentare bolle speculative. Non solo. "Non vediamo neppure segnali particolari di eccessi" sul fronte finanziario. E, "nel caso, questi eccessi sarebbero localizzati e per affrontarli useremmo strumenti macro prudenziali e non strumenti di politica monetaria". Comunque, "finora non li abbiamo visti".

Ora, in sostanza, la palla è nel campo dei governi e dell'Europa politica. Anche perché le regole ci sono, funzionano, e vanno rispettate. "Per i Paesi che non hanno spazio fiscale - suggerisce il presidente della Bce - è molto importante dare nuove priorità alle politiche di bilancio attraverso un consolidamento orientato alla crescita, ad esempio tagliando le spese improduttive". Allo stesso modo, "quelli che invece hanno spazio fiscale dovrebbero seguire le raccomandazioni specifiche del Consiglio europeo".

In questo contesto, le risorse disponibili vanno incanalate correttamente. Il buon andamento dei mercati, ad esempio, ha prodotto risparmi sul costo del finanziamento del debito, con il calo degli spread, che vanno usati a sostegno della crescita. Alcuni Stati "li stanno usando per finanziare buoni programmi che contribuiscono alla crescita"; altri Stati "continuano a finanziare la spesa corrente". In sostanta, è il ragionamento di Draghi, è indispensabile chiedersi dove stiano andando quelle risorse per capire se si sta attuando una politica economica a sostegno della crescita o, al contrario, si stia solo rimandando il necessario consolidamento fiscale.

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