"L'unica cosa che può nuocerti davvero (gli affari con Tirabassi, Crasso, Mincione, a Zurigo ecc. con i soldi dell'obolo) la tengo per me. Io non ti odio. Ascolta ti offro la pace per la seconda volta". E' uno dei messaggi, che, a quanto rivela Gianluigi Nuzzi su La Stampa, Francesca Immacolata Chaouqui, la donna che nel 2013 Papa Francesco scelse per la Cosea, la Commissione Pontificia per lo studio dei problemi economici, e che è finita al centro dello scandalo Vatileaks 2, avrebbe inviato all'allora monsignore Angelo Becciu, potente numero tre della segreteria di Stato. Il messaggio in questione è di fine settembre del 2017, quando lo scandalo del palazzo di Londra era ancora di là da venire. E non sarebbe un caso isolato: a quanto ricostruisce il quotidiano, la donna per anni avrebbe mandato decine di messaggi in posta privata sui social a Becciu "con pressioni, allusioni, veri o presunti retroscena, confidenze, e richieste". Messaggi a cui però il cardinale non avrebbe mai risposto.
La Stampa ricorda che "Becciu è stato ridotto nei poteri ecclesiastici da Francesco perché, tra l'altro, è accusato di peculato e di aver dirottato senza titolo a un'altra donna, Cecilia Marogna, la 39enne cagliaritana ora detenuta nel carcere di san Vittore, mezzo milione di euro dai forzieri della segreteria di Stato". E aggiunge: "Dunque Chaouqui e Marogna, due donne all'apparenza cattoliche e devote, dalle relazioni anche ambigue, avversarie tra loro, dall'agire talvolta spregiudicato con un obiettivo primario: stringere un patto d'acciaio con Becciu, ottenere favori, e soprattutto affidavit da utilizzare come apriporta nelle relazioni e negli affari".
"Fra qualche tempo ti scriverò una lettera chiedendoti di incontrare il Papa e porre fine alla guerra", "poi mi rifai avere la tessera della spesa e della benzina quando esco per favore", "hai la mia parola che tutto finisce, mai più guerra tra di noi" e "facciamo pace", sono solo alcuni dei messaggi spediti da Chaouqui a Becciu che la Stampa riporta.