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Belgio: la vita difficile di Nammouche, killer del museo ebraico

07 giugno 2014 | 16.03
LETTURA: 2 minuti

Un delinquente giovanile, abbandonato dalla madre, che ha scoperto in carcere l'Islam radicale. Così Le Monde, citando il suo dossier presso la polizia, racconta oggi la vita difficile e inquieta di Mehdi Nammouche, il 29enne autore dell'attentato al museo ebraico di Bruxelles in cui sono morte quattro persone.

Figlio di padre ignoto, Mehdi viene dato in affido ad una famiglia francese di Tourcoing a soli 3 mesi. "A sua madre piace fare figli, ma li abbandona. Non è capace di occuparsi nè di loro nè di se stessa, ha una sorta di pazzia", racconta suo zio Mohammed. Allevato "alla francese", con le feste di Natale, Mehdi riprende a nove anni i contatti con la famiglia materna, di origine algerina. A loro racconta di avere buoni rapporti con la 'mamma' affidataria, ma non col 'padre'.

Diventerà poi un adolescente difficile: fra i 13 e i 22 anni si rende responsabile di 22 reati : furti d'auto, violenze, furti a mano armata. Poco prima del primo arresto, a 16 anni, la famiglia francese revoca l'affido. (segue)

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