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Bellocchio: "Premi a 80 anni sono stimolo a continuare"

09 maggio 2020 | 13.26
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Il regista dopo aver spopolato ai David di Donatello con 'Il traditore': "La creatività non ha età". Sul protagonista Favino: "E' stato un grande perché ha superato imitazione". Poi aggiunge: "Delusione Oscar? Io ho fatto quello che potevo fare"

Bellocchio con il cast de 'Il traditore' (Foto Fotogramma/Ipa)
Bellocchio con il cast de 'Il traditore' (Foto Fotogramma/Ipa)

"Stanotte ho dormito. Il vantaggio dell'età è che dà una certa tranquillità". È un Marco Bellocchio felice e divertito quello che si collega in videoconferenza con un gruppo di giornalisti dalla sua casa di Barbarano, nel viterbese, dove da due mesi trascorre la sua quarantena ("Sono rimasto bloccato qui ma qui sto bene, ho più spazio, però credo che la prossima settimana mi riaffaccerò a Roma", dice), per commentare i tanti David di Donatello ricevuti ieri sera per 'Il Traditore', compreso quello al miglior film, alla migliore regia e al migliore attore protagonista, andato a Pierfrancesco Favino per la sua interpretazione di Tommaso Buscetta. "Ieri mi sono scordato di ringraziare chi ci ha votato: lo faccio ora", sottolinea subito.

Poi ammette: "I premi servono, non solo perché ti danno un certo punteggio. Se io ad 80 anni ricevo questi premi vuol dire continua a lavorare. La creatività non ha età. C'è solo da sperare di andare avanti". E a proposito dell'età, confessa che la pandemia di coronavirus, lo ha reso un argomento sensibile: "In questo periodo si è sentita questa realtà drammatica non dei giovani contro i vecchi ma che i giovani potessero sopravvivere e i vecchi potessero soccombere. Poi, grazie ad un'ideologia cattolica, questo sguardo si è modificato, anche perché la situazione si è alleggerita visto che ci sono i posti in terapia intensiva e i medici non hanno più dovuto scegliere".

Della cerimonia dei David di ieri, dice: "Effettivamente la rappresentazione di ieri è un unicum storico. Un presentatore da solo sulla scena. Ci ha rimandato alla situazione drammatica che viviamo, con l'incertezza di sapere e non sapere, di chiedersi se potremo riprendere la nostra vita o non potremo riprendere".

Della pandemia, sottolinea subito: "Prima cosa speriamo di uscirne vivi. Credo che il periodo che aspetta assomiglierà molto al dopoguerra. E nel dopoguerra è nato un nuovo cinema. Anche se qualcosa del vecchio si è salvato. Credo che nel cinema ci saranno tante novità. Nulla sarà più come è stato fino al gennaio 2020. C'era stata una grande marcia in avanti per il nostro cinema. E questa pandemia ha spezzato questo trend positivo del cinema nelle sale. È chiaro che in quarantena la televisione avanza". Quanto allo "spirito degli italiani - aggiunge - non credo che cambierà molto".

Sul destino delle sale, Bellocchio non crede molto in un utilizzo delle sale con il distanziamento sociale: "Uno si augura che la sala sia gremita. Bisogna sperare che questa pandemia finisca sennò è impossibile immaginare un vero ritorno nelle sale". E a chi chiede di riprendere le manifestazioni all'aperto come riprenderanno le messe, Bellocchio risponde: "Io da moltissimi anni non vado più a messa. Però mi pare di capire che ci sarà un numero limitatissimo di fedeli, rispetto agli spettatori che ci sono in un cinema al chiuso. Ma in effetti all'aperto, se si creano delle distanze, si potrebbe con prudenza ripartire. Sentivo che la Cineteca di Bologna sta allestendo un grande drive in. Chiaramente sono dei numeri imparagonabili alla scorsa stagione, dove per esempio ho presentato 'Il Traditore' in arene con migliaia di persone. Speriamo che comunque si inizi".

Quanto al lavori sui nuovi film, Bellocchio guarda con interessa "ai colleghi che si sono già messi al lavoro sul pandemia o su come fare un film in questa situazione". Lui dal canto suo sta lavorando a ben due progetti: la serie tv sul rapimento Moro, che sarà il 'controcampo' in sei puntate del suo film sull'argomento 'Buongiorno notte' e si chiamerà 'Esterno Notte', e il film 'L'Urlo', dedicato alla tragica scomparsa del fratello gemello Camillo, morto suicida nel 1968.

La serie avrà uno "sguardo capovolto rispetto a 'Buongiorno notte': li inquadravo la prigione, qui vedremo quello che succede fuori e i protagonisti saranno quelli che cercano o non cercano di salvare Moro: il ministro dell'Interno Francesco Cossiga, il Papa, i terroristi, Eleonora Moro", spiega il regista, che sui nomi degli attori non si sbilancia: "abbiamo avvicinato qualcuno ma preferisco non parlarne", si limita a dire. E a chi gli chiede conto delle indiscrezioni sul coinvolgimento di Fabrizio Ferracane dice: "E' un attore straordinario, quindi spero di tornare a lavorare con lui". Quanto ai tempi di realizzazione della serie, aggiunge: "Pensavamo di entrare subito in preparazione, la situazione ci obbliga a rinviare un pochino i tempi. Ma - aggiunge - spesso mi è capitato che certi rallentamenti imprevisti si sono rivelati positivi perché si ha più tempo per pensare bene a quel che si vuole fare".

Ma il progetto che gli sta più a cuore è 'L'Urlo': "In questo isolamento ho ripreso in mano un film piccolo a cui tengo moltissimo, il cui titolo è l'urlo. Lo avevo già iniziato il 16 dicembre del 2016, ed è il racconto della morte di un mio fratello gemello. Un film che inizia dalla nostra nascita. Un film estremamente complesso, che utilizzerà anche immagini di repertorio. Sarà un film molto importante per me", ribadisce.

Dell'interpretazione, premiata anche ieri, di Pierfrancesco Favino, Bellocchio torna a dire molto bene e ammette: "Avevo iniziato con un atteggiamento sospettoso nei suoi confronti, perché non potevo non ricordarmi di tanti personaggi storici che aveva interpretato. Ma lui è stato un grande perché ha superato l'imitazione. Ha superato i fatto che tutti noi avevamo visto tante volte Buscetta e gli ha dato un carattere originale. Io non sono un pigro ma quando hai un attore che è entusiasta che non devi stimolare è il massimo: la tua creatività si innesta nella sua e viceversa", dice il regista. Che poi accetta di commentare le polemiche sulla scarcerazione di alcuni boss: "Da cittadino mi ha colpito molto. Ma leggendo i giornali sembra che i giudici abbiamo applicato la legge. Se un essere umano è malato gravissimamente e non può essere curato in carcere, mi pare giusto che sia trasferito".

Quanto alle dichiarazioni del magistrato Nino Di Matteo, il regista aggiunge: "In Italia questa nebbia, questo sapere non sapere, è una costante. Anche nella tragedia di Moro è così. Saranno usciti migliaia di libri ma se tu chiedi ai grandi storici non c'è una verità, ci sono cento verità". Bellocchio dice di aver letto e riletto nella quarantena: "Ho riletto subito le pagine sulla peste dei 'Promessi sposi'. Ed ho letto per la prima volta il 'Decamerone' di Boccaccio, anche se naturalmente avevo visto il film di Pasolini. È stato un godimento da lettore il contrasto tra la cattolicità di Manzoni, con la peste, la provvidenza e la misericordia, e la straordinaria vitalità di Boccaccio. Una grossa scoperta. Ma questo - aggiunge - non vuol dire che voglia fare un film su Boccaccio".

Infine, all'indomani di tanti David di Donatello, c'è spazio anche per una battuta sulla delusione di non essere entrati con 'Il Traditore' nemmeno nella shortlist dei candidati all'Oscar. "Io fatto onestamente e seriamente quello che potevo fare. Non so, forse il fatto che Sony avesse anche il film di Almodovar. Poi è arrivato il ciclone 'Parasite'. Ma insomma, in Italia siamo stati molto premiati ma a Cannes, agli Efa e agli Oscar no", dice. Anche se il film è stato venduto in più di 90 Paesi.

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