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'Ben Hur' 60 anni fa in Italia, e a Cinecittà arrivò il tariffario per gli stuntman

18 ottobre 2020 | 17.23
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Ben Hur", la grande produzione di Hollywood girata a Cinecittà tra il 1958 e il '59, rappresentò in Italia anche una novità dal punto di vista della contrattualizzazione degli stuntman, una figura già molto richiesta nel cinema d'Oltreoceano e fino ad allora usata con più parsimonia nel cinema del nostro Paese.

Assieme al ricorso a migliaia di comparse per i ruoli di schiavi, soldati e popolani, fu necessario arruolare anche una 'squadra' di oltre cento cascatori, acrobati esperti nel fingere cadute, tuffi, salti, facendo anche da controfigura agli attori protagonisti nelle scene più pericolose. Per questo su input del produttore Sam Zimbalist fu approntato un vero e proprio tariffario per gli stunt.

Come si legge nei documenti originali della produzione, già agli inizi dell'estate del 1958 era stato approntato "un tariffario definitivo in modo da eliminare qualunque contrattazione durante le riprese che sono sempre motivi di perdite di tempo e di discussioni". Per i salti da varie altezze, con cadute sui piedi, la paga giornaliera degli stuntman partiva da 5.000 lire, per arrivare a 30.000 lire il settimo giorno consecutivo di impiego. Deroghe al prezzario si prevedevano tuttavia per i cascatori da altezze particolari e la produzione si riservava di stabilire la tariffa "a seconda del particolare stunt". Un altro tariffario era previsto per un numero più ristretto di acrobati e riguardava le cadute dall'alto ("cadendo sul corpo sia sul scatole piattaforme o in acqua"): il primo giorno di paga era fissato 5.000 lire arrivando a 40.000 lire il settimo giorno di lavoro. Uno stunt particolarmente abile per 15 giorni di cadute dall'alto sul set poteva incassare fino a 150.000 lire.

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