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Terremoto

Bertolaso: "A L'Aquila fatto ciò che andava fatto"

03 aprile 2019 | 15.37
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L'ex capo della Protezione civile quando il sisma colpì il 6 aprile 2009 la città abruzzese: "Per ricostruire una città d'arte come il capoluogo abruzzese sarebbero occorsi almeno 10 anni, io lo avevo detto". Ex sindaco Cialente: "L'Aquila occasione persa per Italia". La città tra resilienza e traumi sommersi

(Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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di Roberta Lanzara

Tutto ciò che doveva e poteva essere fatto a L'Aquila è stato fatto. E le critiche, a 10 anni dal terremoto, arrivano da "commissari tecnici che non sono mai stati nel capoluogo abruzzese, i radical chic di cui speriamo il Paese si sbarazzi il prima possibile e danno 'i numeri'. Come il settimanale L'Espresso", che scrive di 'ricostruzione show'". Così con forza e amarezza, Guido Bertolaso, a capo della Protezione civile quando il sisma colpì il 6 aprile 2009 L'Aquila, parlando con l'Adnkronos dalla Turchia, affonda il suo 'j'accuse' contro chi "non ha voluto metterci la faccia" e, al di là delle retoriche e promesse di semplificazione burocratica dei ministri di turno, non ha saputo "sbattere i pugni sul tavolo, decidere e tirare fuori dalle macerie" il popolo del centro Italia.

"Nel capoluogo abruzzese non ha funzionato il post emergenza", afferma l'ex capo del Dipartimento della Protezione civile, certo di non aver alcun rimpianto o rimorso. Solo consapevolezza di aver agito con passione in modo straordinario: "Siamo stati a L'Aquila fino al 31 gennaio 2010 - ricorda - Abbiamo consegnato alle autorità locali chiavi, case, scuole, conservatorio, 80mila sfollati sistemati in situazioni decorose. Abbiamo rimesso loro sia il portafoglio che i poteri decisionali di intervento ma purtroppo non sono stati messi nelle condizioni di poter operare per carenze, sicuramente problemi di burocrazia".

"Ma è pensabile - domanda provocatoriamente Bertolaso - che una città d'arte come L'Aquila possa essere ricostruita in due anni?". E afferma: "Chi lo dice non sa di cosa parla. L'Aquila è una delle venti città d'arte d'Italia, non una cittadina giapponese o cilena o della Nuova Zelanda". E se il grande esempio di 'successo' di cui tutti si riempiono la bocca per quanto riguarda il 'modello di ricostruzione perfetta', è il Friuli, non si racconta "che il terremoto del Friuli colpì dei paesi, non una città. Se fosse stata distrutta Udine, sarebbe andata alla stessa maniera? No, non sarebbe stato lo stesso". Dunque? "Il 6 aprile lo dissi: ci sarebbero voluti minimo dieci anni per ricostruire L'Aquila. Dunque per me i tempi non sono stati più lunghi del dovuto e del previsto".

"La Protezione civile è il 'pronto soccorso' di un paese - spiega Bertolaso - Deve agire nell'emergenza, intervenendo in situazioni improvvise ed estremamente complicate attraverso diagnosi, decisioni ed interventi immediati, tempestivi. Senza mille riunioni di capi e capetti perchè, anche se la maggioranza dei miei critici detesta questo tipo di affermazioni: in emergenza la democrazia non esiste. Piaccia o non piaccia".

Piuttosto, prosegue, "ci vuole un coordinatore che voglia metterci la faccia, prendere decisioni, coordinare ed unire". Che in due parole agisca secondo il 'metodo Bertolaso', un 'modus vivendi, pensandi, operandi' "difficile da far digerire in un Paese come il nostro" dove giudica chi "avrebbe lasciato nei container la gente, come avvenuto in Irpinia, spendendo il doppio di ciò che ho speso io a L'Aquila".

Fa scuola in questo senso Amatrice, dove è avvenuto esattamente "il contrario de L'Aquila e dove la gente oggi vive ancora in casette di latta e di plastica. Ma non si dice che nessuno ha avuto il coraggio di prendere decisioni, anzi", si accetta "un Renzi ed Errani affermare: 'Non faremo come a L'Aquila' ed infatti - esclama l'ex capo della Protezione Civile - hanno lasciato gli abitanti in mezzo alle macerie. Questa è la verità vera. Mentre io sono orgoglioso di avere dato una casa agli aquilani".

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