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Bimba scomparsa a Cagliari, genitori fermati per omicidio

19 gennaio 2019 | 10.41
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

I genitori della piccola Esmeralda, bimba rom di 20 mesi di cui non si hanno notizie dal 23 dicembre scorso, sono stati fermati nel corso della notte dalla Polizia di Cagliari con l’accusa di omicidio. I due sono stati rintracciati dagli agenti della Sezione Omicidi nel campo rom di Carbonia. Non si conoscono al momento i dettagli del fermo di polizia giudiziaria. La notte del 23 dicembre scorso un furgone andò a fuoco vicino al villaggio pescatori, in località Giorgino, a Cagliari. I genitori e altri 4 figli non erano nel mezzo che andò distrutto, ma i due 28enni raccontarono alla polizia che all’interno c’era la piccola Esmeralda. Gli immediati rilievi della polizia scientifica esclusero la presenza di resti umani carbonizzati all’interno del furgone. I due sostennero poi che la piccola era stata rapita da un altro gruppo di stranieri per debiti. Ipotesi che non hanno trovato riscontri tra gli inquirenti. Nel corso della notte la svolta, con l’arresto dei due.

DOV'E' IL CORPO DI ESMERALDA? - Arrestati quindi Slavko Seferovic e Dragana Ahmetovic entrambi 28enni e genitori di altri 4 figli, che denunciarono la morte della piccola all’interno del loro furgone Iveco Daily andato in fiamme a Giorgino, alla periferia di Cagliari. Ma dov’è il corpo della piccola? Per ora non c'è traccia. I due avevano raccontato alla polizia che mentre erano a fare una passeggiata lungo il molo del villaggio pescatori, intorno alle 19.30, il mezzo si era incendiato. Avevano dapprima sostenuto che l’incendio poteva essersi innescato per un corto circuito di una lampadina o di un televisore collegati alla batteria del mezzo, all’interno del quale c’era Esmeralda, lasciata lì dentro perché influenzata. Ipotesi subito smentita dai rilievi tecnici della Polizia scientifica del gabinetto regionale della Sardegna e dei Vigili del Fuoco che non trovarono alcun resto umano tra le ceneri del furgone. Spuntò fuori allora un’altra ipotesi, e cioè che la bimba potesse essere stata rapita da altre famiglie rom di nazionalità romena, per un debito di droga non saldato da parte dei genitori. Ipotesi che comunque non ha mai convinto gli investigatori, nonostante l’intervento della Dda cagliaritana, competente per questo tipi di reati. Allora il furgone come è andato a fuoco, e perché? Probabilmente per simulare il reato, è la risposta che si sono dati gli investigatori.

I due insieme agli altri 4 figli si trasferirono dopo l’episodio nel campo rom di Carbonia, dove nel corso della notte sono stati prelevati dagli agenti della Questura di Cagliari con l’accusa di omicidio. Ma gli agenti hanno accertato che dal novembre scorso la piccola non era stata più vista con i genitori e che, in diverse occasioni, il padre aveva sostenuto di averla affidata a un imprecisato istituto. Circostanza su cui gli inquirenti hanno ottenuto riscontri negativi.

Dalle intercettazioni ambientali è dunque emerso che gli stessi genitori avessero la responsabilità diretta della morte della figlia e che avessero inscenato l’incendio e successivamente il rapimento per sviare le indagini della Polizia. A prova di ciò, nell’ambito degli elementi probatori raccolti dai poliziotti è emerso, dalle immagini di videosorveglianza poste sul percorso seguito dal furgone e la testimonianza di un benzinaio, dove Saferovic ha rifornito il mezzo, che il 28enne nel pomeriggio del 23 dicembre aveva acquistato 2 euro di benzina versate all’interno di una bottiglia.

Sono state serrate le indagini che hanno portato all’arresto dei due rom per omicidio aggravato, occultamento di cadavere, simulazione di reato e incendi doloso. I due sono rinchiusi nel carcere di Cagliari-Uta. La polizia prosegue gli interrogatori per scoprire dove sia stata occultato il cadavere della bambina.

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