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Biologico: Federbio, estendere certificazioni anche al non alimentare

13 settembre 2015 | 09.00
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Biologico: Federbio, estendere certificazioni anche al non alimentare

Nel mondo bio bisogna estendere il sistema di certificazioni, valide oggi nel ramo alimentare, anche ai prodotti che non finiscono sulla tavola. Lo chiede, dal Sana di Bologna, il presidente di Federbio Paolo Carnemolla.

I prodotti bio più richiesti sono "tutti quelli che danno immediatamente l'idea del biologico, quindi i prodotti freschi come l'ortofrutta, le uova ed il latte e poi tutti prodotti base, ciò che arriva da farine, cereali, come pasta e prodotti da forno, insomma la base della dieta mediterranea, quindi anche olio e trasformati di verdure" ha spiegato Carnemolla, aggiungendo però che accanto all'alimentare, che resta il core business del comparto, "ci sono anche i settori collaterali al sistema delle certificazioni, come la cosmesi e tutto il settore benessere che è in forte crescita". 

Al contempo "sta crescendo anche tutto ciò che è l'utilizzo di materia agricola certificata bio in settori come la bioedilizia, il tessile, l'abbigliamento e la farmacia". C'è, insomma, "tutta l'industria che sta andando verso la sostenibilità, che sta chiedendo materie prime agricole certificate bio". Per questi comparti, però, "per ora non c'è certificazione dei prodotti finiti, che siano una maglietta o un prodotto cosmetico".

"In questi comparti collaterali all'alimentare manca la certificazione del prodotto finito - ha sottolineato - sebbene la materia prima sia certificata". Esistono, insomma, delle incongruenze sul piano delle certificazioni.

E' questo il motivo, per cui "da più di un anno stiamo discutendo a Bruxelles su di una riforma di tutto il quadro normativo del settore biologico - ha sottolineato Carnemolla - e abbiamo insistito molto perché si allarghi dall'alimentare anche all'uso non alimentare". 

"Il paradosso è ad esempio - ha chiarito il presidente di Federbio - quello di un olio di oliva o un'essenza di lavanda che se vengono utilizzati per l'alimentare sono certificabili, ma se vengono utilizzati per uso cosmetico, no".

"Questo è un non-sense, ovviamente" ha proseguito  Carnemolla, ribadendo che "c'è un problema banale di competenze tra agricoltura e industria, che però ci penalizza molto".

Proprio su questo, ha ricordato Carnemolla, "il percorso di riforma europeo è ancora nella fase di discussione". Domani comincerà il dibattito in commissione Agricoltura al Parlamento europeo.

In questo ambito, quindi, da parte dei produttori "la speranza - ha concluso il presidente di Federbio - è che ci sia un allargamento del sistema delle certificazioni anche al non alimentare".  

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