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Bonus part time per chi ritarda la pensione

31 luglio 2018 | 07.01
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Bonus part time per chi ritarda la pensione

Se da una parte ci sono molti lavoratori che sperano di andare in pensione in anticipo, dall’altra ce ne sono altri che una volta raggiunta l’età pensionabile decidono di rinviare l'accesso alla pensione continuando a lavorare.

D’altronde è lo stesso Stato che incentiva questi lavoratori a restare a lavoro rimandando l’accesso alla pensione di qualche anno tramite alcune misure ad hoc: una di queste è il bonus part-time per chi ritarda la pensione.

Questo è stato introdotto dalla Legge di Stabilità del 2016 ed è rivolto a coloro che una volta raggiunta l’età per la pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi e 20 di contributi) o per quella anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, uno in meno per le donne) decidono di restare a lavoro per un massimo di 3 anni passando però da un orario di lavoro full-time ad uno part-time. È importante sottolineare, però, che può essere richiesto esclusivamente dai lavoratori del settore privato.

Il motivo per cui un lavoratore dovrebbe accettare un impiego part-time piuttosto che andare in pensione è semplice: in questo modo è possibile beneficiare di un bonus in busta paga oltre che alla piena contribuzione (così da aumentare l’importo della pensione una volta che si smetterà di lavorare).

Nel dettaglio lo stipendio viene integrato nella misura pari alla contribuzione persa con il passaggio all’orario part-time: quindi alla retribuzione prevista per l’orario ridotto bisogna aggiungere il 33% di quella precedentemente riconosciuta.

Come anticipato, invece, l’INPS accredita i contributi sul 100% della retribuzione, quindi anche l’importo futuro dell’assegno previdenziale ne beneficerà.

Prima di concludere bisogna aggiungere che beneficiando del bonus part-time è possibile ridurre l’orario di lavoro da un minimo del 40% ad un massimo del 60%; qualsiasi decisione in merito, però, dovrà essere presa in accordo con il datore di lavoro.

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