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Boom del second hand, il mercato dell’usato vale 40 miliardi

04 giugno 2021 | 15.50
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2020 anno d'oro per abbigliamento, in 5 anni crescerà fino al 20%

(Fotogramma)
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L'usato fa sempre più gola al mercato del lusso. Il 2020, complice la pandemia, ha registrato un boom del business del second hand, stimato da Bcg Consulting tra i 30 e i 40 miliardi di dollari in tutto il mondo e il mercato globale dell'usato è probabile che cresca ancora nei prossimi cinque anni, con un incremento dal 15% al 20% l’anno. A snocciolare i numeri è un recente sondaggio Bcg condotto su 7.000 persone di sei Paesi, ed elaborato con i dati di Vestiaire Collective, tra le maggiori piattaforme di resale.

“La crescita del mercato del second hand nel lusso - spiega all’Adnkronos Guia Ricci, principal di Bcg - è sicuramente tra i fenomeni più dirompenti che stanno scuotendo il settore della moda e del lusso, sia dal punto di vista del consumatore che dal punto del vista dei brand". Se da un lato, come mostrato nell’ultimo studio True Luxury Global Consumer Insight di BcgxAltagamma, i consumatori del lusso stanno sempre più attivamente partecipando al mercato del second hand, con il 62% che si definisce interessato a vendere/comprare e 1/4 dei consumatori che ha comprato/venduto, dall’altro "notiamo i grandi brand e conglomerati del lusso attivarsi nel settore sia direttamente, sia attraverso partnership con piattaforme online specializzate" precisa Ricci.

Questa dinamica del mercato del second hand molto positiva è supportata da vari vantaggi lato consumatore. Tra di essi, fa notare Ricci, la possibilità di accedere a prodotti di lusso a prezzi più accessibili, scovare pezzi rari e vintage, contribuire alla sostenibilità dell’ambiente partecipando alla circular economy. "A livello geografico, il mondo Western, ossia Europa e America, è quello sicuramente più sviluppato, contribuendo a più di 2/3 del mercato totale” rimarca ancora Ricci.

Se fino a qualche anno fa il fenomeno del second hand era vissuto da molti come un mercato di serie B, tra il 2018 e il 2020 il settore del resale ha registrato una crescita del 12% e ha subito un’impennata durante i mesi della pandemia, dovuta anche al minor flusso di turisti a causa del lockdown e ai molti negozi chiusi. Il trend non sembra aver subito un cambiamento di rotta nei primi mesi del 2021, a conferma del fatto che il pre-owned fa sempre più gola, soprattutto ai big del fashion, che da qualche anno hanno iniziato a fare capolino sulle piattaforme digitali più gettonate tra gli amanti dell’usato, tra cui spiccano Vestiaire Collective, Depop, TheRealReal, Stockx e Rebelle.

Qualche esempio? Nel 2019 Burberry ha siglato una partnership con TheRealReal, dove sono presenti, tra le altre, griffe come Chanel, Christian Louboutin, Céline, Hermes, e Louis Vuitton, mentre Gucci, marchio nel portafoglio di Kering, ha debuttato sulla stessa piattaforma nell’ottobre scorso. Per non parlare delle esperienze ‘fisiche’, come il Moscova District Market, a Milano, o Humana, la catena di negozi solidali del network di Humana People to People Italia, che contribuiscono a sostenere il mercato del resale.

Nell’ultimo anno e mezzo, evidenzia Karin Bolin, presidente di Humana People to People Italia, nonostante le molte difficoltà generate dalla pandemia, Humana Vintage, la catena di negozi solidali del network di Humana People to People Italia, ha inaugurato tre nuovi store a Milano, a Roma e a Bologna. "Ci è voluto del coraggio - dice Bolin - ma il pubblico ci ha dato ragione". Nei mesi di apertura il fatturato ha addirittura superato quello dell’anno passato, dando "un chiaro segnale che sempre più persone scelgono di comprare abiti vintage" sottolinea Bolin. Tra queste ci sono molti giovani e giovanissimi, che decidono di acquistare capi di seconda mano per una questione etica. "I ricavati della vendita nei nostri negozi vanno a sostenere progetti di sviluppo nel Sud del mondo e di impatto ambientale - afferma ancora Bolin -. Il trend si sta consolidando, per questo stiamo lavorando su nuove prossime aperture".

A trarre il massimo vantaggio dalle collaborazioni con le piattaforme di rivendita sono anche i brand stessi. Il 62% dei consumatori acquisterebbe di più da marchi che collaborano con players del second hand. E oggi il 70% degli acquirenti di second hand, emerge dai dati Bcg-Vestiaire "ama l'aspetto sostenibile" del mercato dell’usato, rispetto al 62% nel 2018.

L'ascesa del second hand è stata inarrestabile anche nei primi mesi del 2021. Non ha dubbi Elena De Cò, associate partner, Fashion & Luxury Strategy & Transactions di EY: "Dopo una crescita del 100% dichiarata nel 2020 da parte di piattaforme leader nella vendita di usato di lusso - sottolinea - l’accelerazione è proseguita anche nei primi mesi del 2021, con punte del 250% in alcune aree geografiche come Asia Pacific, tanto da fare prevedere che il valore di mercato dei capi second hand di lusso possa superare i 60 miliardi di dollari entro il 2025".

L’interesse sia del pubblico sia degli investitori per questo mercato, secondo De Cò, è crescente, "come testimoniano gli investimenti di grandi gruppi del lusso in piattaforme second hand”. Un esempio su tutti Kering che ha acquisito il 5% di Vestiaire Collective. “Le piattaforme e i brand che promuovono il second hand lo fanno in nome della sostenibilità - chiosa De Cò - sia nel tono della comunicazione sia nella scelta dei dettagli, come il packaging sostenibile di carta riciclata, o anche la possibilità offerta di fare una donazione ad un ente benefico con i crediti guadagnati dalla vendita del proprio usato”.

Le maggiori piattaforme online, "stanno lanciando la vendita di abbigliamento pre-owned, offrendo buoni acquisto ai clienti che mettono in vendita i propri abiti usati sulla piattaforma”. Ma non solo, il second hand si sta allargando anche ai marchi low cost, “che stanno lanciando l’acquisto di capi usati con un prezzo ‘al chilo’ che parte da 20 euro al kg per le collezioni passate a 30 euro per la stagione in corso”.

Tra i mercati più attivi, sicuramente in Cina è attesa una forte crescita del second hand. “Oggi ha una penetrazione inferiore (5%) ad altri Paesi (Giappone e Stati Uniti sono intorno al 30%) - spiega De Cò - ma sta crescendo rapidamente, considerando che circa il 52% dei consumatori di second hand in Cina sono giovani sotto i 30 anni e che la Cina rappresenterà la metà delle vendite del mercato del lusso entro il 2025”.

Un forte impulso al second hand di lusso sarà dato dall’utilizzo di nuove tecnologie come la blockchain, che, offrirà tracciabilità e garanzia di autenticità ai consumatori. “Basti pensare alla recente nascita di ‘The Aura Blockchain Consortium’ - conclude De Co' - promossa dai più grandi gruppi del lusso. Si stima infatti che oggi circa un terzo dei consumatori di second hand siano vittime inconsapevoli di frodi, un bel deterrente allo sviluppo del canale”. (di Federica Mochi)

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