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Boom di ipertrofia prostatica, +55% casi nei prossimi 10 anni

07 ottobre 2017 | 15.15
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(Fotogramma)
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Stimolo continuo ad andare in bagno, getto ridotto, la sensazione di non essersi 'liberati' completamente. Questi i principali sintomi dell'iperplasia prostatica benigna, l'ingrossamento della prostata: la malattia urologica più frequentemente diagnosticata negli ultimi 50 anni, che nei prossimi 10 aumenterà di circa il 55%. E' quanto emerso durante il 90esimo Congresso nazionale della Società italiana di urologia, in corso a Napoli. Su 25 milioni di uomini, il 20-30% soffre di iperplasia prostatica. "E' la vera malattia su cui puntare i fari - spiega Vincenzo Mirone, segretario generale della Siu - perché è una patologia che nei prossimi anni altererà la qualità della vita nell'uomo. La prevenzione inizia con gli stili di vita", avverte l'esperto.

DIETA 'DOC' E SESSO MODERATO - "Già dai 35-40 anni bisogna iniziare a vivere in maniera ordinata - raccomanda - E' necessaria una corretta alimentazione che preveda licopene, presente nel pomodoro rigorosamente cotto. Novità importanti possono arrivare anche dallo zinco, contenuto in alimenti come asparagi, frutta secca e verdure crude a foglie verde intenso come gli spinaci". E' invece "una 'bufala' - precisa - quella delle patate al selenio". Occhio anche all'attività sessuale: meglio "moderata, senza picchi di astinenza né di frequente attività". L'ipertrofia prostatica benigna è la seconda malattia per incidenza nei maschi over 50, dopo l'ipertensione arteriosa, sottolineano gli specialisti. "E' importante - consigliano - che gli uomini si sottopongano a una visita ogni 6 mesi dopo i 50 anni, con ecografia e dosaggio del Psa (antigene prostatico specifico)".

ITALIA MAGLIA NERA - "L'Italia - segnala Mirone - è il peggiore Paese europeo per aderenza alle terapie contro l'iperplasia prostatica benigna. Solo il 23%, precisamente una persona su 5, continua la prescrizione data dallo specialista". I motivi di questo dato così negativo, che consegnano all'Italia la 'maglia nera' in Europa, "derivano in primis dagli effetti collaterali legati alla sfera sessuale - spiega l'esperto - perché potrebbero portare a una riduzione dell'eiaculazione e della libido. Un'altra ragione è legata a questioni economiche per l'acquisto delle molecole richieste per il trattamento. Inoltre, ai primi riscontri positivi della terapia si tende spesso a interromperla per la convinzione di stare meglio".

UNA CURA DALLA PALMA - In 3 uomini su 4 con iperplasia prostatica benigna è presente un'infiammazione cronica che scatena i sintomi e favorisce la progressione della malattia. L'infiammazione è infatti all'origine dell'ingrossamento della prostata, ma cronicizzandosi condiziona pesantemente anche l'evoluzione della patologia e l'efficacia delle terapie classiche. Ecco perché la Siu ha emanato una nuova raccomandazione per il trattamento dell'iperplasia prostatica benigna, inserendo il riconoscimento dell'infiammazione cronica quale target terapeutico da trattare con un farmaco che abbia una dimostrata attività antinfiammatoria prostatico-specifica, come l'estratto esanico di Serenoa repens, un tipo di palma.

Una terapia che dovrà essere prescritta dal medico e che promette "minori effetti collaterali rispetto ad altri farmaci che causano invece più problemi di eiaculazione e cali di libido e desiderio, per i primi stadi della malattia", spiega Vincenzo Mirone, segretario generale della Siu. "I farmaci di elezione per il trattamento dell'iperplasia sono gli alfa-bloccanti e gli inibitori della 5-alfa reduttasi - ricorda Giuseppe Carrieri, ordinario di Urologia e direttore della Clinica urologica presso l'università di Foggia - Il problema è però che nessuno di questi ha una contestuale azione antinfiammatoria. Ecco perché l'aggiunta dell'estratto esanico di Serenoa repens diventa indispensabile, specie per quei pazienti che, oltre ai classici sintomi legati all'ostruzione del flusso urinario, presentano anche irritazioni dovute all'infiammazione".

La Serenoa repens è una palma originaria dell'America sud-orientale e appartiene alla famiglia delle Arecaceae. "Non facciamoci ingannare da un nome che sembra quello di un integratore - precisa Carrieri - Quando parliamo di estratto esanico di Serenoa repens ci riferiamo a un farmaco a tutti gli effetti. Ma è vero che il principio attivo viene estratto proprio da questa pianta ed è in grado di antagonizzare la produzione di interleuchine e dei fattori di crescita. Ad oggi non ha mostrato di avere effetti collaterali e ha un elevato profilo di sicurezza".

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