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Borghi (Pd): "2% Pil per spese militari, così si va verso difesa comune europea"

17 marzo 2022 | 12.20
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Il responsabile Sicurezza del Pd: "Non è fulmine a cielo sereno ma la conseguenza dell'intesa Nato del 2014. Tema va deideologizzato. Significa anche innovazione tecnologica con satelliti e droni, quindi sostegno alla filiera italiana dedicata"

Borghi (Pd):

Non "un fulmine a ciel sereno" ma la "traduzione dell'intesa raggiunta in ambito Nato nel 2014" sulle spese militari e un atto che va "nella direzione di una difesa comune europea che noi, come Pd, sosteniamo". Enrico Borghi, responsabile Sicurezza della segreteria Letta e membro della commissione Difesa della Camera, parla così all'Adnkronos dell'odg votato ieri che impegna il governo al 2% di spese militari.

"Questo odg fa parte della traduzione di un'intesa raggiunta nell'ambito della Nato in Galles nel 2014 quando si convenne sull'esigenza di allineare le spese militari al 2% del pil. E' quindi un work in progress, non un fulmine a ciel sereno".

"Bisogna ricordare inoltre -sottolinea l'esponente Pd- che non stiamo parlando solo di armamenti e personale dell'esercito: il tema vero è l'incremento della spesa per un adeguamento tecnologico della difesa e della sicurezza del Paese per allineare gli standard della difesa alla più alta gamma. Stiamo parlando di satelliti, droni, modalità ricognitive del territorio. Questo assorbe molte risorse".

fondi per innovazione tecnologica con satelliti e droni, così si sostiene anche filiera interna in Italia

"Inoltre, queste cose hanno il pregio di sostenere la filiera interna. In Italia abbiamo università, centri ricerca, filiere industriali dedicate -argomenta Borghi - senza escludere che questa attività di innovazione tecnologica e di ricerca può avere applicazione anche in campo civile. E' un'operazione che non riguarda solo attività di natura bellica ma stiamo parlando del potenziamento di un settore le cui ricadute vanno anche sul piano civile e sul piano dell'ammodernamento del Paese".

"Peraltro questo è un tema che come Pd spingiamo nella direzione della difesa comune europea. Nel momento in cui noi chiediamo che ci sia un'Europa della difesa, dobbiamo presentarci al tavolo con le credenziali corrette e se nel 2014 abbiamo deciso in ambito Nato il 2% del Pil per le spese militari, dobbiamo anche essere conseguenti agli impegni che abbiamo assunto. Questo -conclude Borghi- è quindi un tema che va deideologizzato per essere invece contestualizzato anche nella situazione internazionale".

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