Chiudono in rosso le principali piazze finanziarie europee in attesa delle prossime mosse della Federal Reserve. Oggi il governatore Janet Yellen, che pure non ha esplicitato nulla in relazione al possibile rialzo dei tassi di interesse, ha sottolineato l'importanza della politica monetaria per affrontare la crisi. Mario Draghi, dal canto suo, non ha fornito grosse novità nel suo intervento davanti al Parlamento europeo, sottolineando che la normalizzazione dell'inflazione avrà tempi lunghi e che a dicembre, se necessario, verranno adottate altre misure di allentamento monetario.
Tra i dati macro di oggi le richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti, invariate a 276 mila unità rispetto alla settimana precedente, ma comunque un dato superiore alle attese degli analisti. In questo scenario, mentre a Wall Street (alle 18.15 ora italiana) il Dow Jones cede l'1,1%, il Nasdaq lo 0,33% e lo S&P 500 lo 0,93%, le piazze finanziarie europee chiudono tutte in deciso calo. Parigi cede l'1,94%, Francoforte -1,15%, Londra -1,88%. A Milano il Ftse Mib cede il 2,35% appesantito dall'andamento di alcune big company e l'All Share perde il 2,19%.
"Continuiamo a pensare - afferma Vincenzo Longo di Ig - che solo una ripresa delle pressioni inflazionistiche convincerà i governatori centrali a rialzare i tassi". L’indice generale dei prezzi al consumo è, da parecchio tempo, su livelli bassi "a causa delle pressioni ribassiste dei corsi degli energetici. Nel mese di novembre i prezzi del greggio hanno evidenziato una ulteriore flessione del 10%, toccando nuovi minimi delle ultime 10 settimane. La sessione odierna ha dato continuità al trend ribassista soprattutto dopo la pubblicazione del report mensile dell’Operc (eccedenza di scorte di greggio ai massimi degli ultimi 10 anni) e delle scorte statunitensi di greggio in forte aumento, cifre che confermano la situazione di oversupply sul mercato. Riteniamo che, nel breve periodo, i prezzi del greggio rimarranno su livelli bassi vista la scelta dei paesi OPEC di non intervenire con un taglio nella produzione".
Intanto a Milano il mercato azionario è appesantito dalle perdite dei bancari. Vendite su Exor, la holding di casa Agnelli, che lascia sul parterre il 6,45% dopo l'avvio del collocamento di di massime 12 milioni di azioni attraverso un processo di accelerated book building riservato a investitori istituzionali. Giù anche anche Unicredit (-5,49%) che ha presentato ieri conti e piano industriale (che prevede 18.200 licenziamenti).
Brillano dopo i conti Yoox Nap (+2,93%) e Tod's (+1,83%). La prima "evidenzia il rialzo maggiore grazie agli ottimi conti e alla decisione di rivedere al rialzo le stime sulle sinergie della fusione" afferma Longo di Ig. Ottima performance di Tod’s che riesce a risollevarsi e recuperare un po' del terreno perso nel mese di agosto. Anche il gruppo della famiglia Della Valle beneficia dei conti brillanti soprattutto grazie all’aumento delle vendite in Europa. "Crediamo che Tod’s nel medio/breve periodo dovrà affrontare ulteriori cali nei suoi mercati strategici (Cina, Hong Kong, Macao) e il surplus delle maggiori vendite in Europa potrebbe non essere sufficiente a permettere al gruppo di evidenziare performance positive a Piazza Affari" rileva Ig.
Bene Salini Impregilo (+6,88%) dopo l'acquisto di Lane Industries. La debolezza del greggio pesa sull'andamento di Saipem che cede il 4,5%, Eni che lascia sul parterre il 2,76%) e Tenaris (-2,07%). Vendite anche su Rcs nel giorno del cda sui conti. Il board guidato da Laura Cioli, oltre a licenziare i conti del trimestre, dovrà cercare un accordo con le banche creditrici per evitare, secondo quanto scrive Il Messaggero, il 'trigger event', cioè la delega a un secondo aumento di capitale da 190 milioni.
