La Borsa di Milano soffre a metà seduta, in attesa di Wall Street, ed è la peggiore tra le piazze finanziarie del Vecchio Continente. La causa è l'andamento del comparto bancario, colpito da pesanti vendite dall'avvio della seduta. Il titolo più venduto è Mps, nuovamente in asta di volatilità con un -12%: negli ultimi sei mesi ha perso il 50%, 'bruciando', in sostanza, l'ultima ricapitalizzazione da 3 mld di euro. I timori per la banca senese riguardano soprattutto la possibilità che la fusione con un altro player, attesa dal mercato, possa slittare ancora o risultare più complessa del previsto.
Neanche alle altre banche quotate a Piazza Affari le cose vanno meglio: Bper è tra i titoli peggiori e cede il 7,6%; Ubi Banca, Banco Popolare e Bpm, in trattativa per la prima grande fusione del settore delle popolari, segnano rispettivamente -6,5%; -5,6% e -4,5%. Mattinata in rosso anche per Unicredit (-4,3%), Intesa Sp (-3,5%) e Mediobanca, che perde il 3,58%. Il Ftse Mib è negativo e perde l'1,7%: si salvano Moncler (+1,2%), St (+1,2%), Tenaris (+1,16%), Telecom (+0,8%) e Luxottica (+0,9%).
Il prezzo del petrolio è in calo. Un barile di Brent con consegna a marzo veniva scambiato in avvio a 28,4 dollari, in diminuzione dell'1,7% rispetto alla chiusura di venerdì. Il barile di greggio americano Wti viaggia intorno ai 29 dollari: un ribasso di quasi il 2% favorito dalla fine delle sanzioni e dall'accordo sul nucleare con l'Iran.