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Bpco, in Italia la triplice terapia che può allungare la vita

12 marzo 2019 | 15.19
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(Fotogramma)
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Triplice attacco contro la Bpco, la broncopneumopatia cronica ostruttiva che rappresenta il quarto killer nel mondo, destinato a salire al terzo posto nel 2020. Per combatterla è ora disponibile in Italia, rimborsata dal Servizio sanitario nazionale, una terapia '3 in 1' a base di fluticasone furoato, umeclidinio e vilanterolo: un antinfiammatorio cortisonico e due broncodilatatori, racchiusi in un unico device promosso per la sua semplicità d'uso dal 98% dei pazienti. Il trattamento, targato Gsk e presentato oggi a Milano, si inala una sola volta al giorno e ha dimostrato di ridurre le riacutizzazioni della malattia, i ricoveri in ospedale e - per la prima volta in uno studio clinico - il rischio di mortalità per tutte le cause. Un dato da confermare, precisano gli esperti, ma che indica per la triplice terapia un potenziale 'allunga-vita'.

La Bpco colpisce a livello globale 384 milioni di persone, l'11,7% del totale. Sesso maschile, familiarità, fumo, esposizione ambientale a particolari sostanze o agenti infettivi sono tra i fattori imputati nello sviluppo o nelle riacutizzazioni di una patologia che nel nostro Paese, secondo le stime, interessa un abitante su 10 di cui molti senza diagnosi. Tra le grandi malattie croniche è l'unica in crescita costante: studi condotti tra il 1970 e il 2002 negli Usa indicano che, mentre i tassi di morte per cardiopatia e ictus si sono più che dimezzati, quelli per Bpco sono raddoppiati. Il nuovo trattamento è indicato per le forme moderate e gravi ed è la prima combinazione fissa di 3 molecole a lunga durata d'azione in monosomministrazione giornaliera. Contiene un Ics (corticosteroide inalatorio, il fluticasone furoato), un Laba (beta-2 agonista a lunga durata d'azione, il vilanterolo) e un Lama (antagonista muscarinico a lunga durata d'azione, l'umeclidinio).

Le indicazioni internazionali prevedono per la Bpco un approccio graduale, a partire da un Laba o un Lama per passare a un mix Laba/Lama o Ics/Laba in presenza di sintomi persistenti o riacutizzazioni che interessano il 30% dei malati. Se i disturbi e le 'ricadute' continuano, lo step successivo sono le triplici combinazioni: "E' stato stimato che - sottolinea Francesco Blasi, ordinario di malattie dell'apparato respiratorio all'università Statale milanese - circa il 24% dei pazienti che al momento della diagnosi iniziano il trattamento in mono o duplice terapia inalatoria riceve uno step-up alla triplice terapia a 24 mesi dalla diagnosi". Il cocktail 3 in 1 'once a day' è l'ultima novità che gli specialisti sperano possa risolvere il nodo compliance. Perché i dati Osmed dicono che, pur in presenza di una condizione invalidante, l'aderenza alle terapie anti-Bpco non arriva al 15-20%.

"Misconosciuta e sottodiagnosticata". Giorgio Walter Canonica, professore straordinario di malattie dell'apparato respiratorio dell'Humanitas University di Milano, definisce così la Bpco, "una malattia complessa, eterogenea e dinamica" che richiede un approccio precoce e personalizzato lungo tutto l'iter di cura. "Le indagini ci dicono che meno del 20% degli italiani sa cos'è", ricorda lo specialista. E "meno del 50% dei pazienti riceve una corretta valutazione con la spirometria", un test della funzionalità respiratoria che andrebbe eseguito su ogni over 40 con una storia di fumo in corso o alle spalle e sintomi spia. Il risultato è che, "mentre applicando i dati di prevalenza europei in Italia dovremmo aspettarci circa 6 milioni di malati - osserva Blasi - quelli ufficiali ne indicano meno di 2 milioni. Ciò significa che 2 pazienti su 3 mancano all'appello e che in ambulatorio arrivano solo i casi moderati o gravi".

Una popolazione di malati ben descritta dallo studio Impact, il trial che ha permesso di tradurre in evidenza scientifica l'efficacia della triplice terapia, già riscontrata nella pratica clinica. "Condotto su oltre 10 mila pazienti - spiega Alberto Papi, ordinario di malattie dell'apparato respiratorio all'università di Ferrara - è il primo studio a confrontare 3 classi di trattamento combinato comunemente usate nella Bpco. La triplice terapia Ics/Lama/Laba si è dimostrata superiore a Ics/Laba e Lama/Laba sia per la riduzione del tasso annuale di riacutizzazioni sia per altri risultati importanti come la funzionalità polmonare e la qualità della vita". In particolare, "con la triplice terapia è stata evidenziata una diminuzione dei ricoveri pari al 34% rispetto a Lama/Laba e al 13% rispetto a Ics/Laba". Infine la sorpresa: "Pur trattandosi di un endpoint secondario - nota Andrea Rizzi, direttore medico Area respiratoria Gsk - ha stupito la riduzione del rischio di mortalità per tutte le cause registrata in entrambi i gruppi di pazienti che assumevano il corticosteroide inalatorio. Un calo che per la triplice terapia, rispetto alla combinazione Lama/Laba, è stato del -42,1%".

"I risultati di Impact consentono al medico di ripartire dal paziente", riflette Papi. Suggerendo la triplice terapia come "strategia da adottare per i malati di Bpco non controllati nonostante la duplice terapia - chiarisce Blasi - ma anche forse come primo approccio da scegliere per i pazienti non ancora trattati e con funzione respiratoria compromessa in modo moderato-grave". A 50 anni dall'ingresso di Gsk nel mercato dei farmaci respiratori, l'auspicio di Rizzi è di "poter disporre entro 3 anni di un dato definitivo sull'aumento della sopravvivenza associato alla triplice terapia". Ma fin da subito, la possibilità di assumerla "in 3 semplici mosse grazie a un erogatore 'apri-inali-chiudi'" contribuirà secondo gli addetti ai lavori a "moltiplicare l'aderenza terapeutica di 27 volte". Perché oggi, "a fronte di un consumo medio atteso pari a 12 confezioni di farmaco inalatorio all'anno - chiosa Papi - i numeri ci dicono che i malati di Bpco ne consumano, se va bene, appena 4 o 5".

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