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Brasile alle urne domenica, Roussef in rimonta ma si fa strada Neves

01 ottobre 2014 | 15.29
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Oltre 140 milioni di elettori chiamati alle urne. La presidente sta riconquistando terreno in modo evidente mentre l'ambientalista Silva ha perso consensi. Sale al 20% nei sondaggi invece il senatore del Partito della Socialdemocrazia brasiliana (PSDB)

Dilma Roussef, presidente del Brasile (Foto Infophoto) - INFOPHOTO
Dilma Roussef, presidente del Brasile (Foto Infophoto) - INFOPHOTO

Circa 141,8 milioni di elettori brasiliani saranno chiamati domenica alle urne per partecipare alle elezioni più combattute della storia recente del paese, e dalle quali ci si aspetta un vero e proprio verdetto sui 12 anni di governo del Partito dei Lavoratori (PT). Oltre a scegliere il presidente, gli elettori dovranno rinnovare nella sua totalità la Camera bassa, un terzo del Senato, le Assemblee legislative provinciali e i governatori dei 26 stati e del distretto federale di Brasilia.

I sondaggi della vigilia restituiscono la fotografia di un elettorato spaccato tra sostenitori della presidente Dilma Roussef - che sta però riconquistando terreno in modo evidente - e detrattori del capo dello stato in carica, a loro volta divisi tra i due candidati dell'opposizione, l'ambientalista Marina Silva e il senatore Aécio Neves, del Partito della Socialdemocrazia brasiliana (PSDB).

Silva, scesa in lizza in agosto dopo la morte in un incidente aereo del candidato del Partito Socialista Brasiliano (PSB), Eduardo Campos, risulta ancora essere la probabile futura rivale della Roussef al ballottaggio del 26 ottobre, e l'obiettivo prioritario del PT di Luiz Inacio Lula da Silva è stato proprio quello di sconfiggerla.

L'ex senatrice e ministro dell'Ambiente di Lula può contare sull'appoggio di settori eterogenei dell'elettorato, che vanno da quanti sperano con il voto di allontanare dal potere il PT agli 'indignati' che nel mese di giugno e luglio 2013 si sono resi protagonisti delle massicce proteste organizzate per rivendicare la necessità di riforme politiche e più efficienti servizi pubblici, dalla salute all'istruzione ai trasporti. Gruppi accomunati dal desiderio di promuovere profondi cambiamenti nel paese, un'esigenza espressa dai tre quarti dell'elettorato, stando ad un recente sondaggio dell'Istituto Datafolha.

La spinta verso il cambiamento non si traduce tuttavia automaticamente nel rifiuto di rieleggere Roussef, perché esiste il timore che un cambiamento ai vertici politici si possa tradurre in un'involuzione della politica sociale che ha permesso di strappare milioni di persone ad una situazione di povertà estrema e ha ridotto drasticamente il tasso di malnutrizione.

Secondo il direttore di Datafolha, Marcos Paulino, l'elettorato è diviso tra la scelta di "un cambiamento in sicurezza" - sotto la direzione di Roussef - e in alternativa "un cambio più coraggioso" che si rifletterebbe in un voto a favore di Marina Silva.

In un recente articolo, l'ex presidente brasiliano José Sarney, fedele alleato del governo in carica, ha definito l'effetto della candidatura di Marina Silva un vero e proprio 'tsunami politico'. E l'attacco a Silva è stata la strategia adottata tanto dal PT quanto dal PSDB in campagna elettorale, per radio e tv.

La candidata del PSB è stata accusata tra l'altro di essere 'fondamentalista' sui temi ambientali, di non essere preparata a governare, di non avere una base di appoggio al Congresso, e di non accettare il principio della laicità dello stato, a causa dei suoi legami con i pentecostali della 'Asamblea de Dios'.

Una strategia coronata da successo: a mano a mano che il voto si avvicina, lo 'tsunami' sta perdendo forza: secondo un sondaggio Datafolha divulgato ieri, Silva ha perso da agosto 9 punti percentuali nelle preferenze raccolte e ora può contare solamente sul 25 per cento di consensi, contro il 40 per cento di Roussef.

Contemporaneamente nello stesso periodo l'altro candidato dell'opposizione, Neves, ha guadagnato sei punti percentuali e ora si attesta sul venti per cento di intenzioni di voto, il che gli consente di continuare a sperare un'eliminazione di Silva al primo turno e una presenza al ballottaggio, dove si ripeterebbe il duello PT-PDSB che ha caratterizzato tutte le elezioni presidenziali brasiliane dal 1994.

I sondaggi escludono inoltre che il PT di Lula riesca ad assumere la guida nello stato di Sao Paulo, il più ricco del paese, che dal 1995 è governato dall'arcirivale Psdb. L'attuale governatore, Geraldo Alckmin, dovrebbe vedersi confermato nel suo incarico già dopo il primo turno.

Il 'premio di consolazione' del PT potrebbe essere lo stato di Minas Gerais - che con Sao Paulo e Río de Janeiro forma il 'triangolo' del potere politico ed economico del Brasile e dal 2003 è governato dal PSDB. Il candidato del Pt Fernando Pimentel si presenta come favorito a conquistare la carica di governatore al primo turno, superando il socialdemocratico Pimenta da Veiga.

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